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Al processo Rinascita Scott depositato il verbale del pentito Cortese

Nei giorni scorsi al processo Rinascita Scott, che vede tra gli altri come imputato l'avvocato Giancarlo Pittelli (accusato di concorso esterno in associazione mafiosa) è stato depositato un nuovo verbale del collaboratore di giustizia Maurizio Cortese, datato 18 gennaio 2023. 
Nel documento l'ex reggente della cosca Serraino di Reggio Calabria, interrogato dal pm De Bernardo, spiega gli importanti cambiamenti negli assetti e nelle dinamiche della ‘Ndrangheta: dai contatti con personaggi dell’estrema destra eversiva all’idea di esportare in Calabria quello che chiama il “modello siciliano”. 
Non parla delle stragi ma della volontà di connettersi con maggior forza al mondo della massoneria e delle istituzioni. 
“Si tratta – sostiene – di un livello criminale che veniva di volta in volta chiamato terzo livello o ‘cosa nuova’ o ‘sistema’”. 
L’obiettivo era quello di ricreare una base più solida e di andare avanti con maggiore riservatezza. “Dovendo specificare quale funzione svolgesse questo sistema, posso dire che ‘ndranghetisti e massoni lo attivavano — tramite precisi canali di conoscenze – ogni volta che ve ne era bisogno, per qualsiasi esigenza lecita o illecita, ad esempio per una fornitura di droga oppure per evitare che qualcuno collaborasse con la giustizia, ovvero per aggiustare un processo; in cambio la ‘Ndrangheta si impegnava a raccogliere voti nelle competizioni elettorali in favore dei candidati che si era deciso di appoggiare. Anzi, sottolineo che la decisione delle candidature era una delle principali funzioni di questo ‘sistema’ nel quale si incontravano ‘Ndrangheta e massoneria. Fu così che a seguito di queste rivelazioni anch’io individuai i ‘miei uomini’ all’interno delle logge massoniche”.

Le accuse all'avvocato Pittelli
Ed è parlando dell'esistenza di logge massoniche coperte presenti a Cosenza e a Catanzaro che il pentito tira in ballo Pittelli, affermando che quest'ultimo farebbe parte di queste strutture. 
"La differenza tra la parte infiltrata delle logge massoniche ufficiali e le logge massoniche coperte, risiede essenzialmente ed esclusivamente nel fatto che le seconde non tengono registri ufficiali dei loro adepti, per cui garantiscono una maggiore riservatezza, ma dal punto di vista funzionale, l’interno del ‘sistema’ di cui vi sto parlando sono esattamente la stessa cosa”. 
Nel verbale, Cortese afferma di aver sentito nominare per la prima volta Pittelli durante la sua prima detenzione, ovvero nel 1998: “Mi era stato indicato come avvocato dai Mancuso perché lui faceva il bello ed il cattivo tempo, ovvero che era in grado di sistemare i processi grazie alle sue amicizie tra i giudici catanzaresi”. 
Cortese non ricorda i nomi che furono fatti ma si dice sicuro che qualcuno dei magistrati che gli furono nominati abbia poi effettivamente avuto problemi con la giustizia.

Le notizie su Pittelli le avrebbe avute direttamente nel periodo di detenzione a Cosenza, tra il 1999 ed il 2002, da Andrea Mantella e Peppe Accorinti che erano con lui detenuti: "Ne parlavano tutti di Pittelli perché era un avvocato importante e tutti ne conoscevano le capacità. Ovviamente me ne parlavano perché godevo della fiducia dei miei interlocutori, anche in ragione del fatto che sebbene ventenne, mi erano già state riconosciute importanti doti di ‘Ndrangheta (…) In quel contesto – specifica Cortese – non mi parlarono dell’appartenenza massonica dell’avvocato Pittelli ma solo della sua capacità di aggiustare i processi. Ricordo perfettamente che di questo fatto me ne parlò esplicitamente anche Peppe Accorinti, che io so fare parte del ‘sistema’ che ho descritto e che so di essere molto temuto e rispettato avendo assunto un suo ruolo rispetto ai Mancuso sotto la cui egida è nato e cresciuto criminalmente”.

Il pentito ha anche affermato di aver conosciuto nel carcere di Paola anche Saverio Razionale, ritenuto dalla Dda di Catanzaro uno dei capi della cosca di San Gregorio d’Ippona: “Mi fu detto da tale Polito del quale non ricordo il nome che ho incontrato una sola volta e che mi era stato mandato da Ciccio Tabacco Mancuso che Razionale aveva entrature nella massoneria”. 
A proposito di logge deviate, Cortese racconta delle pressioni avute per nominare Pittelli come avvocato nel 2010 quando venne iscritto nel registro degli indagati per le bombe alla Procura Generale di Reggio Calabria. In quella occasione dice che Gaetano Chirico, nipote dei De Stefano, gli suggerì di spostare il processo a Catanzaro “dove avrebbero potuto sistemare il mio processo mediante l’intervento di Pittelli”. L’istanza di remissione fu però rigettata dalla Cassazione. 
“Quando poi sono stato trasferito al carcere di Palmi – ha sostenuto Cortese nel verbale – mi sono ritrovato detenuto con Brandimarte Giuseppe, detto Nuccio, che mi consigliò di nominare immediatamente l’avvocato Pittelli che era già il suo difensore. La richiesta, a suo dire, gli era stata rivolta dallo stesso Pittelli tramite un’imbasciata. Non feci la nomina perché non avrei saputo a quale dei miei due difensori revocare il mandato. Nel frattempo sono stato trasferito a Tolmezzo dove sono stato avvicinato da Pasquale Arena, a quei tempi amico ed assistito di Giancarlo Pittelli. Arena, meravigliato che non avessi ancora provveduto in tal senso, mi ribadì di procedere subito alla nomina di Pittelli. Preciso di non sapere come facesse Arena a conoscere la vicenda e come avesse ricevuto l’indicazione di spingermi a fare la nomina. Arena mi disse soltanto che da tantissimi anni era difeso da Pittelli e che l’indicazione di nominarlo come suo difensore gli era pervenuta da Luigi Mancuso”. 
Successivamente, ha poi aggiunto il collaboratore di giustizia "mi trovai fuori dal carcere ed all’esito del giudizio di appello, ottenni un considerevole sconto di pena di circa una dozzina d’anni, anche grazie all’esclusione della qualità di capo promotore della cosca. Quando sono stato scarcerato, dissi a Brandimarte di fare un regalo a Pittelli da parte mia e poi seppi che fu consegnata all’avvocato la somma di 40mila euro”.

Ai magistrati, secondo quanto riportato da alcuni siti di informazione calabresi, Cortese ha anche parlato di un carabiniere "amico ed appartenente ai servizi di sicurezza” che gli avrebbe confermato “il riuscito aggiustamento del processo per il tramite di Pittelli precisando però che vi era stato un decisivo interessamento ed intervento da parte sua e del ‘sistema’ cui apparteneva, perché altrimenti disse, Pittelli non avrebbe potuto fare ‘magie'”
E proprio il militare gli avrebbe raccontato i dettagli dell'avvicinamento del giudice della Corte d’appello: “Mi disse che Pittelli ci era arrivato tramite un avvocato di Locri in rapporto di parentela con questo giudice”. E poi ancora: "Quello che so è che sicuramente non si è trattato di una cosa lecita, che hanno forzato la mano per conseguire il risultato e che sicuramente ci sono arrivati per il tramite dei legami derivati dall’appartenenza alla massoneria. I soldi da parte dei Brandimarte erano solo un regalo, null’altro. Non so dire se il risultato della considerevole riduzione di pena riconosciutami in appello fosse il frutto di una dazione di denaro, di uno scambio di favori o semplicemente conseguenza di una vicinanza ricollegabile a quelle ‘entrature’ che erano alla base del ‘sistema’ di cui vi ho parlato. Non conosco il nome del giudice avvicinato”.

Foto © Imagoeconomica

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