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La Squadra Mobile di Reggio Calabria alle prime luci dell'alba ha catturato all'interno di un casolare situato nel comune di Rizziconi, in provincia di Reggio Calabria, il latitante Giuseppe Crea di 56 anni, nipote del boss Teodoro Crea, ritenuto elemento di vertice della cosca di 'Ndrangheta di Rizziconi (RC) e attualmente detenuto.
La cattura è stata il risultato di una complessa attività di indagine della Sezione criminalità organizzata e catturandi, entrambi coordinate dal procuratore aggiunto Gaetano Calogero Paci e dai sostituti Francesco Ponzetta e Giulia Maria Scavello in concerto con la Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, diretta dal procuratore capo Giovanni Bombardieri.
Il 3 febbraio 1991, nel corso di una lite per futili motivi, l'odierno arrestato Giuseppe Crea a Rizziconi uccise a colpi d'arma da fuoco un uomo di 31 anni e per tale delitto fu condannato dalla Corte d'assise di Palmi a 26 anni di reclusione, pena confermata in appello. Dopo poco più di tre anni di latitanza fu catturato dalla Squadra Mobile di Reggio Calabria, il 21 febbraio 1994, a Montecatini Terme, dove aveva trovato rifugio presso un conterraneo.
Inoltre Crea quando si trovava a Spoleto (PG) in regime di semilibertà si era sottratto il 16 gennaio 2021 ad un ordine di custodia cautelare in carcere emessa il giorno prima dalla Procura generale presso la Corte d'appello di Firenze, sulla base di una condanna di 8 anni di reclusione riportata per una serie di reati commessi nella provincia di Siena nel 2008 in collaborazione con altri soggetti.
I reati contestati erano violenza privata, rapina, lesioni personali, furto, incendio, danneggiamento a seguito di incendio, aggravati dal metodo mafioso.
Di conseguenza per tali reati il 19 luglio 2010 il gip di Firenze su richiesta della Dda fiorentina aveva emesso un'ordinanza di custodia cautelare in carcere nei suoi confronti e di altri sei indagati.
In seguito la Suprema Corte aveva rigettato il ricorso presentato da Crea il 14 gennaio 2021 confermando la condanna inflitta dalla corte Fiorentina.

Foto © Imagoeconomica

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