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29 marzo 2012
Roma. Rinvio a giudizio per 24 persone ritenute appartenenti alla cosca degli 'Alvaro' a Reggio Calabria, accusate di «trasferimento fraudolento finalizzato all'acquisizione di quote societarie (soprattutto di bar e ristoranti) di imprese della capitale allo scopo di eludere la normativa sulle misure di prevenzione antimafia in fatto di possesso di attività commerciali. Il rinvio a giudizio (il processo comincerà il 28 maggio prossimo davanti all'ottava sezione penale del Tribunale) è stato deciso dal giudice dell'udienza preliminare Cinzia Parasporo che ha accolto le richieste dei pubblici ministeri Diana De Martino e Giovanni Bombardieri. L'indagine, che si ricollega ad un'iniziativa giudiziaria avvenuta a Reggio Calabria è cominciata nel 2007 e ha riguardato l'acquisto di quote societarie poi intestate a 'teste di legno' come parenti o compaesani dei componenti della cosca facente capo a Vincenzo Alvaro che oggi era il principale imputato dell'indagine. Numerosi e noti locali nonchè diversi esercizi commerciali sono diventati nel tempo a Roma di proprietà del gruppo che aveva allo scopo creato numerose società come la Tortuga Srl, Astrofood, Trading Multiservice, Time Out Cafè. Per quanto riguarda i locali diversi si tratta di bar e ristoranti come Clementi e Cafè de Paris; i ristoranti California, Federico I e Federico II.
L'indagine come si è detto fu avviata nel 2007 dai pubblici ministeri Diana De Martino e Giovanni Bombardieri. Ventotto inizialmente gli indagati con capolista Vincenzo Alvaro già sottoposto a sorveglianza speciale e all'obbligo di soggiorno e principale responsabile dei fatti contestati. Secondo l'accusa «l'intedimento di Alvaro è stato quello di eludere le disposizioni di legge in materia di prevenzione patrimoniale e quindi sottrarre i suoi beni a un possibile sequestro». Degli imputati Alvaro come si è detto è agli arresti domiciliari mentre è in carcere Damiano Villari, gestore del Cafè de Paris di via Veneto.

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