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25 gennaio 2012
Roma. Rischio di rinvio a giudizio per 28 persone ritenute componenti della cosca calabrese degli 'Alvaro', accusati di trasferimento fraudolento di valori finalizzato all'acquisizione di quote societarie (soprattutto di bar e ristoranti) nella capitale. Un sistema che secondo gli investigatori ha avuto il preciso scopo di eludere la normativa sulle misure di prevenzione antimafia. La richiesta di processo è della Procura della Repubblica di Roma e il giudice dell'udienza preliminare Cinzia Parasporo deciderà il 20 febbraio prossimo. L'indagine che si ricollega a iniziative giudiziarie avvenute a Reggio Calabria, ha riguardato l'acquisto di quote societarie poi intestate a «teste di legno» come parenti o compaesani dei componenti della cosca molti dei quali assistiti dall'avvocato Fabrizio Gallo. L'indagine ha tratto origine dalla natura sospetta dei molteplici investimenti fatti nella capitale nel tempo nonchè dall'incerta provenienza della provvista sottostante circostanze in base alle quali sono entrati in azione i Ros. Secondo quanto emerso dall'inchiesta Vincenzo Alvaro, attualmente agli arresti domiciliari e difeso dall'avvocato Domenico Cartolano sarebbe stato il vero titolare di numerosi esercizi commerciali ma apparentemente intestati a teste di legno. Attualmente Alvaro è agli arresti domiciliari e gode di un permesso di lavoro della durata di 8 ore al giorno. Tra gli esercizi commerciali finiti nelle mani della 'ndrangheta il più noto è il «Cafè de Paris» in via Veneto, un locale già coinvolto in altre vicende giudiziarie. Poi per quanto riguarda gli altri esercizi i provvedimenti del magistrato hanno riguardato il Gran Caffè Cellini in piazza Alfonso Capecelatro, il «Time out cafè» di via Santa Maria del Buon Consiglio, il ristorante «La Piazzetta» che si trova in via della Tenuta di Casalotto. E ancora il bar Clementi di via Gallia, il bar Cami di viale Giulio Cesare, il bar California di via Bissolati, e il ristorante «Federico I» in via della Colonna Antonina e una società di pulizie la «Miss clean». L'indagine della Procura di Roma nel giugno del 2011 portò alla perquisizione di 17 locali e al sequestro dei bar «Pedone» e «Il naturista», che si trovano il primo al Tuscolano e l'altro sulla via Salaria. Valore commerciale 2 mln di euro. Un altro sequestro disposto nel 2009 è stato il sequestro di immobili del valore di 200 mln di euro. L'intera operazione cominciò nel 2007 per iniziativa del procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo e dei pubblici ministeri Giovanni Bombardieri e Diana De Martino. Oltre a Vincenzo Alvaro ritenuto l'esponente di spicco del gruppo rischia il processo Damiano Villari, ex responsabile del Cafè de Paris, che ha subito una condanna per violenza sessuale nei riguardi di una sua dipendente.

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