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La seconda sezione della Corte d'Appello di Palermo ha dichiarato la prescrizione delle accuse contestate al sindaco di Alimena (Palermo) Giuseppe Scrivano, detto Pino, imputato di voto di scambio politico-mafioso e condannato in primo grado a 4 anni e 8 mesi. Il collegio presieduto da Dario Gallo, consigliere relatore Marcella Ferrara, ha accolto in gran parte le tesi dell'avvocato Vincenzo Lo Re: i giudici hanno così escluso che nei confronti di Scrivano si potesse ipotizzare il reato previsto dall'articolo 416 ter del codice penale, ritenendo che si potesse trattare di corruzione elettorale, oggi prescritta. Al sindaco (sospeso per diciotto mesi in base alla legge Severino, ma poi tornato in sella: si ricandiderà a maggio) veniva contestato il pagamento di duemila euro a personaggi di Bagheria ritenuti vicini a Cosa nostra. Scrivano aveva escluso di avere comprato voti, sostenendo di avere solo pagato l'affissione di manifesti elettorali, l'affitto di un locale adibito a comitato elettorale e l'organizzazione di un rinfresco. Tesi difensiva che i giudici hanno mostrato di non considerare del tutto fondata, perché, se è vero che l'accusa di voto di scambio politico-mafioso è caduta, rimane la possibile corruzione elettorale, comunque prescritta già prima che venisse emessa la sentenza di primo grado. E per questa ragione la Corte d'appello oggi ha revocato le statuizioni civili in favore dei Comuni e delle associazioni costituite parte civile nel processo.

Foto © Emanuele Di Stefano

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