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L’arresto di un candidato alle elezioni è sempre una cosa gravissima, ma lo è ancor di più in una città che ha da poco celebrato, in pompa magna e al cospetto delle più alte cariche dello Stato, i trent’anni dalla strage di Capaci. Il 1992 doveva essere un punto di non ritorno, un punto di svolta, e invece trascorsi 3 decenni non solo stiamo ancora attendendo la completa verità sugli quegli attentati - siamo al 4° processo per la strage di via D’Amelio - ma per queste comunali abbiamo visto tornare alla ribalta della scena politica, da un passato che pensavamo archiviato, nomi di persone indagate per reati di mafia e nomi di persone condannate per mafia. Sono tornati in modo diretto o indiretto, orientando comunque la campagna elettorale; alcuni hanno scandito slogan quali “la mafia fa schifo” e si sono professati pentiti per ciò che avevano commesso, altri ancora si sono indignati contro un collettivo di giovani che aveva accostato Forza Italia alla parola mafia su alcuni manifesti e hanno chiesto l’intervento della magistratura. Ieri mattina però l’arresto del candidato di Forza Italia Polizzi per voto di scambio politico - mafioso ha acclarato la gravità della crisi morale di queste elezioni. Palermo si appresta a ricevere una cospicua fetta dei fondi del PNRR e questa è sicuramente una occasione ghiotta per coloro che vedono la città come un grosso affare, e non a caso è finito agli arresti insieme al candidato anche un boss, Agostino Sansone, appartenente ad una famiglia di costruttori nota per aver fornito la villa per la latitanza di Totò Riina. Era il 2006 quando Rita Borsellino sfidò il governatore uscente della regione siciliana alle elezioni, lei sorella del giudice Paolo, lui, Totò Cuffaro indagato per favoreggiamento aggravato a Cosa Nostra. Oggi ai cittadini che andranno a votare resta la responsabilità di difendere Palermo da questo ennesimo scempio annunciato; la responsabilità di dimostrare a tutto il paese che il 1992 è servito e ci ha cambiato, che Palermo rifugge ogni sodalizio politico-criminale.

Foto © Deb Photo

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