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Una ordinanza sindacale del primo cittadino di Ragusa, Giuseppe Cassì, vieta la vendita sul territorio comunale "di qualsiasi tipo di oggetto, souvenir, gadget che inneggi o semplicemente richiami 'in termini positivi', in qualunque modo e forma, alla mafia ed alla criminalità organizzata in genere". La pena prevista per l'inosservanza, è una sanzione amministrativa da 25 a 500 euro.
Nel corpo dell'ordinanza il primo cittadino richiama l'atto di indirizzo del consiglio comunale di Ragusa. "Ravvisato, in tale contesto, che deve essere continuamente e fortemente contrastato ogni tipo di atteggiamento, anche di mera indifferenza, di favore nei confronti della cultura mafiosa, promuovendo iniziative culturali, sociali ed amministrative idonee ad eliminarne alla radice la capacità lesiva del fenomeno mafioso", nel dare atto che "ogni anno a Ragusa si riscontrano migliaia di presenze di visitatori, provenienti da tutto il mondo e che occorre rafforzare l'immagine del territorio ibleo avulso da ogni forma di attività riconducibile alla mafia" e considerando che la presenza e vendita di "souvenir e gadget dove, talvolta in modo indiretto e subdolo, talvolta esplicitamente, viene mitizzato o esaltato il personaggio mafioso o il fenomeno mafioso", finisce per alimentare "una subcultura mafiosa, tristemente ancora presente in certi strati dalla società", ora scatta il divieto. L'iniziativa era stata lanciata dal consigliere comunale del Pd Mario D'Asta che aveva promosso l'atto di indirizzo adottato dal consiglio comunale.

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