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La fine del 2020 segna per l'Associazione Nazionale Case della Memoria l'ingresso di una Casa dal profondo valore sociale e culturale. Si tratta della casa del giudice Rosario Livatino a Canicattì (Agrigento), ucciso in un agguato di mafia nel settembre di 30 anni fa. Per il giovane magistrato, di profonda fede cristiana, è in corso la causa di beatificazione da parte della Chiesa cattolica. Si tratta della quarta casa siciliana che entra a far parte della rete di grandi personaggi. La casa di via Regina Margherita 166, rimasta immutata dal 21 settembre 1990 per volere dei genitori e successivamente degli eredi, è il luogo fisico in cui Livatino ha edificato i suoi valori. Inoltre dal 2015 la Soprintendenza ai Beni Culturali e Ambientali di Agrigento ha posto il vincolo di tutela sulla casa e i beni mobili in essa custoditi. "Credo che questa adesione rappresenti un primo importante passo per la nostra rete di Case della Memoria - ha affermato il presidente dell'Associazione Nazionale Case della Memoria, Adriano Rigoli - Costituisce l'apertura verso la tutela di una memoria di valore non solo storica e culturale, ma anche sociale e civile nel senso più profondo. Siamo felici di accogliere la casa di Rosario Livatino, la cui vita è stata esempio di grande rettitudine morale".
"Nella camera/studio di Rosario si percepisce, ancora oggi, il suo spirito e la sua tempra fortificata dalla grazia di Dio - hanno spiegato i rappresentanti di casa Livatino -. Tra i vari libri, codici, riviste e film in vhs è possibile comprendere quali fossero i suoi interessi: tendenti ai principi di giustizia e cristianità con un pizzico di sano umorismo. L'ordine schematico dei propri effetti e la semplicità della sua camera ci lasciano immaginare come i suoi ideali fossero ben chiari al suo pensiero".

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