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Palermo. Il Tribunale del Riesame di Palermo ha annullato l'ordine di custodia che, l'8 giugno, aveva portato ai domiciliari Antonino Maniscalco, di 26 anni, coinvolto nell'inchiesta (con otto arrestati) della procura di Palermo, sul business che Cosa nostra sarebbe riuscita a fare nel campo delle scommesse legali, da Palermo alla Lombardia. Non si conoscono ancora le motivazioni del provvedimento riguardante Maniscalco (difeso dall'avvocato Michele Giovinco), adottato dal collegio presieduto da Antonella Pappalardo, mentre un altro tribunale si sta occupando del ricorso di Salvatore Sorrentino, nei cui confronti la misura cautelare era stata quella del carcere e la cui posizione e' direttamente collegata a quella di Maniscalco. Sorrentino e' comunque detenuto per altro, perche' imputato anche nel processo Nuova Cupola, sulla ricostituzione della commissione, l'organo di vertice dell'associazione criminale. Nell'inchiesta e' coinvolto anche un altro Maniscalco, Francesco Paolo, di 57 anni, solo omonimo della persona ora tornata in liberta'. Il ventiseienne era accusato di fittizia intestazione di beni aggravata, per avere contribuito a far apparire due societa', la Village Intralot e il punto scommesse della tabaccheria Massaro di piazza Ballaro', come appartenenti a persone diverse da Sorrentino.
Secondo la Guardia di finanza, che ha indagato sotto il coordinamento della Dda di Palermo, guidata dal procuratore Francesco Lo Voi e dall'aggiunto Salvatore De Luca, ci sarebbe stato un sistema con il quale i clan, con l'aiuto di imprenditori compiacenti, erano riusciti a creare un giro d'affari, stimato in oltre 100 milioni di euro. Il pm Dario Scaletta aveva ottenuto dal gip anche il divieto di dimora in provincia di Palermo per altre due persone, facendo scattare il sequestro preventivo di beni per 40 milioni. I dieci arrestati sono accusati, a vario titolo, di associazione mafiosa, concorso esterno in associazione mafiosa, riciclaggio e trasferimento fraudolento di valori aggravato dal favoreggiamento mafioso.Personaggio centrale della vicenda sarebbe Salvatore Rubino, 59enne imprenditore del settore dei giochi legali, intestatario di licenze e concessioni. A gestire tutto pero' sarebbero stati i boss dei mandamenti di Porta Nuova e Pagliarelli, appunto Francesco Paolo Maniscalco e Salvatore Sorrentino, di 55 anni, entrambi gia' condannati per Mafia. In carcere anche l'imprenditore Vincenzo Fiore, di 42 anni, e Christian Tortora, di 44 anni, mentre sono finiti ai domiciliari Giuseppe Rubino, di 87 anni, con Maniscalco jr, oggi tornato libero, e Girolamo Di Marzo, di 59 anni.

AGI

Foto © Imagoeconomica

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