di AMDuemila
Le soffiate nell'ambito dell'inchiesta "Spaccaossa"
Informazioni sulle targhe e i colori delle auto delle forze dell'ordine impegnate in operazioni di copertura in cambio di una quota mensile di denaro. E' questo l'accordo che ci sarebbe stato tra il clan di Brancaccio e un ex ispettore di polizia, Vincenzo Di Blasi, agente in pensione, scarcerato nel settembre del 2015 dopo aver scontato una condanna a sei anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa. L'ex poliziotto è nuovamente finito in manette questa mattina nel corso di una operazione di polizia, sempre con l'accusa di concorso esterno di associazione mafiosa. Secondo gli investigatori, aveva un rapporto stabile con il clan di Brancaccio, in particolare con i fratelli Marino, ritenuti protagonisti del traffico di stupefacenti e del sistema di truffe assicurative che giungeva a spezzare gli arti alle vittime consenzienti pur di raggranellare denaro. L'arresto, infatti, arriva nell'ambito di quella inchiesta, scaturita in una serie di arresti nel novembre scorso e diretta dal pool di magistrati coordinati dal Procuratore Aggiunto Salvatore De Luca. Oltre a lui, indagati per favoreggiamento aggravato, è finito ai domiciliari Salvatore Mendola, 56 anni, mentre ad una terza persona è stato disposto l'obbligo di firma.
Secondo le indagini i Marino potevano controllare le indagini della polizia attraverso questa "rete". Salvatore Mendola sarebbe stato in grado di fornire in tempo reale i dati identificativi dei veicoli di copertura utilizzati dalla polizia giudiziaria durante i pedinamenti. L'organizzazione poteva contare in particolare sulle "soffiate" di Vincenzo Di Blasi, ispettore di polizia in quiescenza, scarcerato nel settembre del 2015 dopo aver scontato una condanna a sei anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa. Dalle indagini è emersa l'attualità del rapporto tra l'ex ispettore di polizia e gli uomini d'onore di Brancaccio. Di Blasi avrebbe avvicinato ex colleghi della polizia e dei carabinieri per acquisire informazioni riservate da riferire ai Marino che per questo lo avrebbero pagato mensilmente.
Le indagini hanno messo in rilievo il rapporto tra Di Blasi e gli uomini d'onore di Brancaccio. L'ex Ispettore, essendo ormai privo di notizie dirette perché fuori dai ruoli della polizia, avrebbe più volte "avvicinato soggetti vicini a contesti investigativi, non identificati compiutamente ed appartenenti tanto all'Arma dei carabinieri quanto alla polizia, per acquisire informazioni riservate da riferire poi al Marino". "Numerosi i dialoghi intercettati da cui si evince una sorta di rapporto di servizio tra l'ex ispettore, stabilmente incaricato della ricerca di notizie, e Marino che lo retribuiva con versamenti mensili di denaro. Le informazioni riguardavano il tipo di auto e le targhe utilizzate dalle forze dell'ordine, l'ubicazione di telecamere di sorveglianza o l'imminenza di operazioni di polizia nella zona", dicono gli inquirenti.
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