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di Karim El Sadi - Intervista
Quarantadue anni dopo la commemorazione non si ferma e andrà sul web

Denunciava la mafia Peppino Impastato, in tutto e per tutto. E lo faceva con la penna e con il microfono nella sua Radio Aut, in un tempo in cui la mafia, soprattutto a Cinisi, era ritenuta da molti, per paura e non solo, una storiella inventata dai socialisti come lui. Per questo chi ha conosciuto Peppino Impastato lo ricorda come un pioniere, un giovane che si spese per il bene della sua terra, a favore del libero pensiero e del libero agire che è stato in grado di squarciare quel velo di omertà e arroganza che da decenni soffocava le coscienze della sua gente. Peppino Impastato, con il suo attivismo sociale e politico, ha lasciato una traccia: per fare antimafia non servono toghe o alamari, basta forza di volontà, coraggio e ingegno. La sua vita è tuttora d’esempio per tanti giovani, come ci ha raccontato Giovanni Impastato che oggi, insieme all’Associazione “Casa memoria Felicia e Peppino Impastato Onlus”, ricorderà il suo fratello ribelle in occasione del 42esimo anniversario dell’omicidio con un’inedita iniziativa via social.

Lotta alla mafia e alla mentalità mafiosa, ai soprusi di ogni genere, alla speculazione edilizia, ai silenzi e alle omertà istituzionali. Possiamo dire che le battaglie di suo fratello Peppino Impastato sono più che mai attuali?
Sì certo. Considerando che esistono ancora delle forme di speculazione edilizia, che esiste l'abusivismo dove la mafia è legata a tutta una serie di traffici illeciti, compresi lo smaltimento dei rifiuti, le eco-mafie, tutta questa composizione che praticamente fa un po' la richiesta della mafia, possiamo dire sicuramente che le battaglie di Peppino sono attualissime perché si tratta di battaglie di civiltà e democrazia.

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Felicia Bartolotta Impastato © Mike Palazzotto


Nonostante sia stata fatta giustizia sul caso Impastato con le condanne di Gaetano Badalamenti e del suo vice Vito Palazzolo, tuttavia permangono delle opacità su come sono state svolte le indagini nel periodo immediatamente successivo all’omicidio. La procura di Palermo indagò, con l’accusa di favoreggiamento, l’ex generale dei Carabinieri Antonio Subranni, condannato in primo grado nel processo Trattativa Stato-mafia, mentre i carabinieri che la notte del delitto fecero perquisizioni a Cinisi, Carmelo Canale, Francesco Abramo e Francesco Di Bono, rispondevano di concorso in falso. Per tutti è arrivata un'archiviazione per prescrizione. Il gip di Palermo, Walter Turturici, nell’ordinanza descrive il contesto di “vistose, se non macroscopiche anomalie delle attività investigative”. Cosa resta da chiarire ancora?
Possiamo dire che la vicenda giudiziaria di Peppino Impastato è molto chiara perché siamo arrivati ai processi, siamo arrivati alla verità. Però per arrivare alla condanna all’ergastolo di Badalamenti abbiamo aspettato quasi un quarto di secolo. E’ una vergogna giudiziaria. Inoltre ricordiamo che ci sono stati dei depistaggi. All'inizio le indagini si sono spostate in un’unica direzione che era quella dell'attentato terroristico. C’è stato un depistaggio in mala fede, in maniera scientifica per infangare la sua memoria e per spostare l'indagine in una direzione completamente diversa, salvaguardando un po’ la mafia. E non a caso i conti tornano perché uno dei massimi depistatori è stato l'allora maggiore dei carabinieri Antonio Subranni, il quale poi ha fatto una carriera splendida diventando generale e oggi è stato condannato in primo grado nel processo trattativa Stato-mafia. Qualche riscontro c'era sotto questo punto di vista, noi abbiamo chiesto chiarimenti, abbiamo presentato esposti in merito, però purtroppo è intervenuta la prescrizione e non si è potuto chiarire la questione del depistaggio.

Nella ricerca della verità, sua madre, Felicia Impastato, la prima donna in Italia a costituirsi Parte Civile in un processo di mafia, ha avuto un ruolo fondamentale...
Nostra madre è stata determinante. Subito dopo l’omicidio ha buttato fuori di casa i suoi parenti mafiosi, ha denunciato gli assassini di Peppino e ha dato coraggio a tutti noi compagni di Peppino per andare avanti. Inoltre si è impegnata intensamente nell'attività antimafia. Mia madre ha avuto l'intuito, la sensibilità di mettere la sua casa a disposizione, quella che poi oggi è diventata 'Casa memoria'. Questa donna è stata fondamentale. Ha avuto il coraggio di puntare il dito durante il processo contro l'assassino di suo figlio.


impastato giovanni funerali badalamenti


Torniamo ad oggi. Molte delle ricorrenze del mondo antimafia sono state ridimensionate se non del tutto rinviate a causa del Covid-19. Cosa farà la vostra associazione? Quali sono i vostri programmi?
Giustamente sono state rinviate perché abbiamo rispettato le restrizioni portate avanti dal governo. Non ci saranno ovviamente le mostre fotografiche, i dibattiti, le manifestazioni, nulla di tutto questo però la giornata che noi portiamo avanti è una giornata online, nel senso che sfruttiamo questi eventi in via digitale per ricordare Peppino, mettendo tutti assieme i messaggi che arrivano da ogni parte d’Italia. Praticamente tutti gli ospiti, gli artisti che avevamo invitato quest'anno come i “Nomadi” ad esempio, per i quali avevamo organizzato un concerto che purtroppo è stato annullato, così come doveva esserci Roy Paci e tanti altri, non sono più potuti venire. Sarebbe stato un 9 maggio grandioso perché avrebbe dato un’impronta nuova alla lotta alla criminalità organizzata. Ma non possiamo farci nulla, lo ricordiamo in questo modo. Ad ogni modo facciamo una promessa: da domenica 10 maggio per noi inizia il conto alla rovescia per prepararci al prossimo 9 maggio per una grande manifestazione nazionale contro la mafia, dove riproporremo lo stesso programma, con gli stessi ospiti che si erano impegnati a venire a Cinisi, magari con qualche aggiunta. Tornando ad oggi, come detto, il corteo sarà virtuale, poi alla fine io mi affaccerò dal balcone come sempre, farò l'intervento anche se senza pubblico ma mi riprenderanno in diretta Facebook.

Parliamo del casolare di Cinisi dove Peppino è stato aggredito a morte. Dopo un tortuoso iter burocratico tra Regione e comune, finalmente il casolare è stato espropriato e diventerà un bene per la collettività. E’ una vittoria?
Per il momento il casolare rimarrà così com’è: un luogo di memoria. Cercheremo di metterlo in sicurezza restaurandolo prima di tutto e poi diverrà un luogo di memoria. Metteremo delle panchine, cercheremo di fare una piccola struttura dove potremo organizzare qualche evento o conferenza perché accanto c’è un po’ di terreno. Possiamo fare delle attività interessanti legate alla nostra storia, ma soprattutto alla memoria di Peppino.

impastato giovanni corteo 9 maggio 2019

9 Maggio 2019, Cinisi. Giovanni Impastato in marcia durante il corte in memoria di Peppino


Cosa pensa delle recenti scarcerazioni di boss per il rischio contagio? C’è stata una falla nel sistema di gestione delle carceri?
Sicuramente sì. Per me è una situazione spiacevole che dimostra un po’ quello che abbiamo sempre detto: la mafia non è anti-Stato ma è all’interno di esso. Basta guardare il sistema appalti e delle organizzazioni delle opere pubbliche e la gestione del denaro pubblico. Per quanto possiamo essere garantisti, cioè che garantiamo la salute anche del peggiore criminale, come si fa a scarcerare a 376 detenuti guarda caso tutti mafiosi, con alcuni condannati all’ergastolo per reati gravissimi di stampo mafioso e altri addirittura al 41bis?. Questa cosa mi fa sospettare che si sta verificando quello che noi da sempre affermiamo, ovvero che il problema mafia non lo si vuole risolvere in nessun modo. Noi siamo garantisti, cioè non siamo mai stati giustizialisti da questo punto di vista, però nessuno ci deve venire a dire che questa è una forma di garantismo perché è una forma di favoreggiamento vero e proprio alla mafia.

In un momento in cui, a sentire diversi magistrati e addetti ai lavori, l’attenzione sulla lotta alla mafia sta calando sensibilmente negli ultimi anni, quanto può essere importante divulgare, soprattutto alle nuove generazioni, il pensiero e le idee di Peppino?
Importantissimo, perché come abbiamo accennato poc’anzi, il messaggio e le idee di Peppino sono di un’attualità impressionante. Cambiano soltanto i mezzi. A quel tempo Peppino aveva la radio, le mostre fotografiche i volantini e il giornale “L’idea socialista”, oggi invece ci sono altri mezzi di comunicazione molto più efficaci e rapidi. Però il messaggio è quello: la lotta, l’impegno sociale e culturale, nonché lo studio della mafia. In un momento difficile come questo in cui si parla sempre meno di mafia, dove molti sostengono che la mafia non è più un’emergenza è chiaro che questi messaggi sono importanti ed efficaci.
(9 maggio 2020)

Foto © Imagoeconomica

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