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Palermo. "Beppe Alfano sapeva che il suo impegno civile contro la Mafia, la corruzione e i poteri occulti lo avrebbe esposto ad alti rischi. Le intimidazioni e gli avvertimenti, pero', non fermarono le sue denunce". Lo afferma il parlamentare Pietro Grasso, ex procutratore di Palermo ed ex procuratore nazionale antimafia, ricordando il giornalista di Barcellona Pozzo di Gotto (Messina) Beppe Alfano, ucciso dalla Mafia l'8 gennaio 1993. Ancora oggi restano fitte le ombre sulle responsabilita' di quel delitto e i familiari continuano a parlare di vero e proprio depistaggio. Insegnante di professione e giornalista per passione, attraverso la radio, la tv e la carta stampata, Beppe Alfano mise a nudo gli interessi della criminalita' organizzata, della politica inquinata e dei comitati d'affari a Barcellona Pozzo di Gotto e nella provincia di Messina. "Ricordiamolo - aggiunge Grasso - per onorare il suo impegno, per fare piena luce sull'omicidio, perche' raccontare la verita' non sia piu' anticamera di morte".

AGI

Foto © Imagoeconomica

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