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francese mario appunti

Verna (Odg): "Qui oggi saldiamo il dovere della memoria con quello di formare i giornalisti".


Galimberti (Unci): "Dobbiamo riconoscere a francese, oltre al valore della sua testimonianza, la grande modernita' del metodo di lavoro"


Nella sede dell'Associazione siciliana della Stampa in via Francesco Crispi a Palermo si è svolto nel pomeriggio un convegno, promosso dall'Unione cronisti, su Mario Francese a 40 anni dall'omicidio avvenuto il 26 gennaio del 1979 a Palermo. Sono intervenuti tra gli altri, Franco Nicastro, Roberto Leone, Felice Cavallaro, Carlo Verna e Andrea Tuttoilmondo. Le conclusioni sono state affidate al presidente nazionale dell'Unci, Alessandro Galimberti. Ha moderato l'evento il vice-presidente nazionale dell'Unci, Leone Zingales, promotore dell'iniziativa. L'attore Salvo Piparo ha recitato un testo scritto da Cavallaro e poi una poesia dedicata da Zingales a Mario Francese. L'evento era inserito nella formazione professionale dell'Ordine dei giornalisti.
Il presidente dell'Unci Sicilia, Andrea Tuttoilmondo, nell'indirizzo di saluto: "La vostra presenza, rivolgendosi a Verna e a Galimberti, è segno dell’interesse verso il coraggio di raccontare la mafia. Mario Francese pagò ci insegna il dovere di raccontare".
Il vice-prefetto vicario di Palermo, Giuseppina Scaduto, ha detto: "la figura di Mario Francese è di grandissima attualità. Il rischio oggi non è solo raccontare la mafia, ma raccontare la verità. Francese è un patrimonio di tutti quanti. Se è vero che la mafia avrà una fine, non si può prescindere dal lavorare in rete . Sono preoccupata dalle fake news, idonee a condizionare in negativo il processo di formazione del pensiero libero. Di giornalismo di qualità c è sempre più bisogno, di quello investigativo di cui Francese è stato gigante, sperando non ci restituisca eroi".
Così Roberto Leone, componente della Giunta dell'Assostampa siciliana: "Un grande abbraccio a chi come Borrometi oggi ancora vive sotto scorta. Cronisti in quegli anni raccontavano ogni giorno le stragi di mafia, continui allarmi, avvertimenti, un giorno trasferirono il cronista de L'Ora, Gianni Lo Monaco, che abitava nella borgata di Partanna che aveva ricevuto minacce dal clan Riccobono. Fu trasferito a Roma per salvargli la vita , ma da allora scrisse di ambiente e natura. La mafia è cambiata e sono cambiate le minacce. Vi invito a leggere la relazione sul depistaggio della strage Borsellino durissime contro organi costituzionali. Il ruolo e il lavoro dei due colleghi Mangano e Palazzolo hanno evitato che si mettesse la pietra tombale su ciò che accadde il 19 luglio 1992".
Per il giornalista Franco Nicastro, "la foto di Mario con il taccuino, utilizzata anche in questi giorni, è il simbolo di un modo di lavorare “artigianale ma efficace. Francese univa poi tutto con la buona scrittura, nell’epoca del pre copia e incolla".
Per l'inviato del Corriere della Sera, Felice Cavallaro: "Mario Francese, era un uomo che ne il giornale ne noi fummo in grado di difendere dalla mafia dei "corleones"i . La mafia scelse quel proscenio per regolare i conti, anche quelli di mafia su Palermo centro. L'Ora scrisse di Francese addirittura che era un visionario, erano anni di sbandamento totale".
Per il presidente dell'Ordine nazionale dei Giornalisti, Carlo Verna, "qui saldiamo oggi il dovere della memoria con quello di formare i giornalisti. Il testo di Cavallaro interpretato da Piparo mi colpisce molto. Ho provato a immedesimarmi in Giulio. Vedere qui lo Stato in prima fila rappresentato oggi nel ricordo dei martiri dei nostri eroi dà ragione di ciò che è stato quel giornalismo e di ciò che deve essere la nostra Professione".
Per il figlio Giulio, oggi presidente regionale dell'Ordine dei giornalisti della Sicilia, "ricordare Mario Francese significa ricordare i valori del mestiere di giornalista, fatto di sudore, sacrifici, impegno civile, voglia di sapere e di raccontare. Onorarne la memoria significa continuare a credere in un giornalismo che può cambiare in meglio il mondo e che, nonostante le campane a morto suonate da più parti, ha ancora un futuro. Grazie all'Unci, qualche anno fa, si è tornai a parlare di Mario Francese e ci sono voluti 27 anni, grazie alla caparbietà dell'Unione cronisti per collocare una lapide sul luogo dell'omicidio".
Nelle sue conclusioni, il presidente nazionale dell'Unci, Alessandro Galimberti, ha detto che "Mario Francese ci riporta a una dimensione del lavoro di cronaca capace di cucire i fili degli eventi, di capirne le dinamiche, raccontarle ai lettori e fornire agli inquirenti input per le indagini. A 40 anni dal suo barbaro omicidio dobbiamo riconoscere a Francese, oltre al valore civico, morale e professionale della sua testimonianza, la grande modernità del metodo di lavoro, unico antidoto al virus della semplificazione e della mistificazione che oggi impera nella rete e ormai anche nella comunicazione politica e talvolta anche istituzionale".
Domani alle 8,15 in viale Campania, luogo dell'agguato, l'Unione cronisti ricorderà Mario Francese assieme ai familiari, ai colleghi e alle autorità.

Mario Francese è nato a Siracusa il 6 febbraio 1925 ed è morto a Palermo, ucciso dalla mafia, la sera del 26 gennaio 1979. L'agguato è scattato in viale Campania. Nel 1968 ha iniziato a lavorare a tempo pieno con il Giornale di Sicilia occupandosi soprattutto di cronaca giudiziaria. A conclusione del processo contro gli esecutori e i mandanti dell'omicidio sono stati condannati Salvatore Riina, Raffaele Ganci, Francesco Madonia, Michele Greco, Bernardo Provenzano e Leoluca Bagarella (esecutore materiale del delitto). Il 3 settembre del 2002 si è suicidato il figlio Giuseppe di 36 anni, il quale, per diversi anni, si era battuto affinchè venissero assicurati alla giustizia i mandanti e gli esecutori materiali dell'assassinio del padre.

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