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estorsione racket soldiPalermo. Per anni avrebbe pagato il pizzo alla cosca di San Lorenzo, a Palermo, ma quando gli investigatori hanno scoperto la rete del racket che condizionava negozianti e imprenditori della zona ha ammesso di aver versato i soldi solo al boss Giovanni Bonanno, nel frattempo deceduto. Contro Massimo Troia, condannato per estorsione a 5 anni e 4 mesi e contro i capimafia Salvatore e Sandro Lo Piccolo, Saverio Purpura, gestore di due pompe di benzina, non ha mai mosso accuse. Anzi ha negato di aver mai avuto richieste di soldi: imputato di favoreggiamento alla mafia, il commerciante è stato condannato oggi a tre anni di carcere. La sentenza è stata emessa dalla quinta sezione del tribunale di Palermo. L'accusa era rappresentata dalle pm Amelia Luise e Annamaria Picozzi. Il nome di Purpura era emerso dal libro mastro sequestrato ai Lo Piccolo al momento della cattura. Al clan il commerciante avrebbe versato 20mila euro a titolo di "messa a posto" al momento di rilevare una delle due pompe di benzina e 7000 euro a Pasqua del 2007. Pur non accusando i boss di San Lorenzo Purpura si è costituito parte civile contro di loro ed ha avuto 30mila euro a titolo di risarcimento in un processo in cui i due padrini sono stati condannati a 30 anni per una serie di estorsioni.

ANSA

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