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tribunale catania0Intercettato da Ps, 'ma fallo ammazzare che c... ti interessa?'
Catania. C'è "il comune interesse alla difesa della 'reputazione'" tra l'imprenditore Giuseppe Vizzini, arrestato per avere fatto mettere un ordigno nell'auto della curatrice fallimentare che stava per mettere i sigilli a un'area di servizio di Pachino, e il boss della zona Salvatore Giuliano. Lo scrive il Gip di Catania, sottolineando "la condivisione di propositi criminali" tra i due, nell'ordinanza che ha portato all'arresto da parte della polizia di Siracusa di Giuseppe Vizzini, 54 anni, dei suoi figli Simone e Andrea, di 29 e 24 anni, e di Giovanni Aprile, di 40 anni. Giuseppe Vizzini, emerge dalle intercettazioni secondo quanto ricostruisce il Gip Giuliana Sammartino, "ingiuriava il giornalista d'inchiesta Borrometi del giornale online La Spia" e collaboratore dell'Agi, e "Giuliano consigliava di farlo ammazzare". "Stu lurdusu" (Questo uomo sporco, ndr) dice Vizzini e Giuliano replica: "Lo so ... ma questo perché non si ammazza, ma fallo ammazzare, ma che cazzo ti interessa?". Uno dei figli di Vizzini, Simone, anche lui arrestato, parla dell'ordigno fatto esplodere nell'auto dell'avvocatessa Adriana Quattropani, e lo fa, scrive il Gip, "infastidito dall'articolo scritto dal giornalista Paolo Borrometi che lo accusa di avere acquistato un accendino", alludendo all'attentato alla vettura della curatrice fallimentare, "negando ogni addebito sprezzante: 'Il fatto della bomba? E' vero - dice Simone Vizzini ascoltato dalla polizia - io l'ho comprato l'accendino e allora? Ne posso comprare 1.500 al giorno, poi ci può essere l'attentato. Le hai le prove che sono stato io a sparare la bomba? Prove non ce ne sono. A posto. Che cosa vuoi di più!". Le indagini della polizia della Questura di Siracusa sono state coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia della Procura di Catania.

ANSA

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