Pg Caltanissetta, sistema giudiziario non ha funzionato
Caltanissetta. "L’esito drammatico del primo e del secondo processo per la strage di via D'Amelio deve servirci da monito perché dimostra che il sistema investigativo e giudiziario nel suo complesso non ha funzionato malgrado le numerose garanzie di cui il nostro ordinamento dispone". Lo ha detto il procuratore generale di Caltanissetta Sergio Lari, durante la cerimonia di inaugurazione dell'anno giudiziario. Un riferimento chiaro alle condanne ingiuste ora cancellate dal processo di revisione a Catania, a cui i giudici in passato erano arrivate ritenendo credibili le dichiarazioni del falso pentito Vincenzo Scarantino. "L'epilogo di questa vicenda deve indurci - ha aggiunto Lari - a riflettere sulla fallacia della giustizia umana e sul rischio sempre incombente dell'errore giudiziario".
Corruzione in aumento
La corruzione è in aumento nel distretto della Corte d'appello di Caltanissetta. Lo ha affermato il procuratore generale di Caltanissetta Sergio Lari, evidenziando che le indagini per i reati contro la pubblica amministrazione hanno registrato un aumento del 42 per cento rispetto a un anno fa. "Non accenna a diminuire - ha spiegato Lari - la predazione sistemica delle risorse pubbliche realizzata tramite la corruzione, che sta svuotando le casse delle pubbliche amministrazioni, contribuendo ad accelerare la grave crisi economica che da anni attanaglia il nostro Paese. Ancora una volta, di fronte alla carenza di adeguate forme di controllo".
Giovani costretti a fuga
“Le indagini della magistratura hanno messo in luce fenomeni estesi di illegalità. E nel frattempo intere generazioni di giovani, soprattutto del Mezzogiorno, continuano ad abbandonare il nostro territorio alla ricerca di un lavoro o di una formazione universitaria che aiuti a trovare l'agognato impiego lavorativo". Così ha esordito il procuratore generale di Caltanissetta Sergio Lari, nel corso della cerimonia di inaugurazione dell'anno giudiziario. "Questa situazione - ha proseguito Lari - oltre a privarci delle risorse e delle possibilità di ripresa che potrebbero fornirci le più motivate generazioni giovanili sta sprofondando le fasce più deboli della società. L'economia criminale appare, invece, in controtendenza, mostrandosi capace di produrre sempre maggiore ricchezza, derivante da numerose attività illegali che poi riversa sul mercato con l'effetto di inquinarlo, offrendo denaro e posti di lavoro a giovani e meno giovani in cerca di facili guadagni. Situazione ben visibile anche nel nostro territorio, dove sono sempre pesanti le infiltrazioni mafiose, specie nel territorio di Gela, dove Cosa nostra, Stidda e gruppi criminali minori come il clan Alferi, sono sempre attivi".
ANSA
Foto © Emanuele Di Stefano
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