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di Ornella Fulco
Anche il cielo, oggi, piangeva Barbara Rizzo e Giuseppe e Salvatore Asta nel 32° anniversario della loro uccisione nella strage mafiosa di Pizzolungo. Un’auto imbottita di esplosivo che doveva togliere di mezzo un magistrato scomodo, Carlo Palermo, recise, invece, le vite di una giovane madre e dei suoi figlioletti gemelli.
La ricorrenza è stata onorata dalla partecipazione delle massime autorità civili, militari e religiose cittadine. Presenti, oltre al sindaco di Erice, Giacomo Tranchida, quelli di Trapani, Valderice, Paceco, l’assessore Anna Maria Angileri per l’amministrazione comunale di Marsala, i senatori del territorio Pamela Orrù e Maurizio Santangelo, rappresentanti di Libera, gli uomini della scorta di Palermo, e familiari di vittime della mafia, come i genitori di Antonino Agostino, e il papà e la mamma di Nino Via, il giovane medaglia d’oro al valor civile morto per aver difeso un collega di lavoro vittima di una rapina.


Una giornata piovosa, oggi, come non se ne vedevano da settimane ma – come è stato sottolineato dal sindaco Tranchida – l’acqua serve per innaffiare e far crescere quel “non ti scordar di me” che, oltre ad essere il fiore simbolo da dieci anni delle iniziative messe in campo per ricordare la strage, è anche l’impegno a fare memoria, una memoria non fine a se stessa ma feconda e costruttiva. E lo stesso concetto è riecheggiato nelle parole di Margherita Asta, figlia e sorella delle vittime: “E’ sempre un’emozione tornare qui per me – ha detto – ma avervi in tanti accanto mi dà forza e speranza. Le storie come quella di mia madre e dei miei fratelli e quelle delle altre vittime e degli altri familiari devono servire a tutti noi per costruire insieme un’Italia migliore. Questa cerimonia è una promessa d’amore che si rinnova non soltanto verso di loro ma anche per tutti noi, per una società, una realtà diversa che possiamo realizzare a partire dalle scelte individuali e quotidiane di ciascuno di noi”. Poi un pensiero alle forze dell’ordine e alle Istituzioni: “Ci sono tante persone, tra di loro – ha sottolineato – che lavorano ogni giorno per il nostro bene, in silenzio, senza clamore e a cui dobbiamo essere grati”.
Poi, improvviso, l’allargarsi delle nubi e la pioggia che smette di venire giù: “Mia madre e i miei fratelli ci hanno pensato e il Dio ci ha messo una buona parola. Vedete – ha detto Margherita Asta rivolgendosi ai presenti e a don Luigi Ciotti che di lì a poco avrebbe celebrato una messa in suffragio delle vittime e che domani riceverà la cittadinanza onoraria di Erice – ogni volta che veniamo qui c’è il sole. Oggi non splende tanto ma le nuvole non sono più scure come prima”.
La cerimonia è stata preceduta da un breve momento di preghiera condotto dal vescovo di Trapani Pietro Maria Fragnelli che ha ha avuto parole di ringraziamento “per coloro che tengono viva in maniera forte questa memoria che fa parte del nostro tessuto sociale, della storia della nostra comunità”.

trapanioggi.it

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