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ROMA. "Lo conobbi nel 1972, quando ottenni il trasferimento da Barrafranca alla Procura di Palermo. Avevo 27 anni: per me, come per tante altre "matricole", Rocco Chinnici era un modello, un punto di riferimento tanto sotto il profilo professionale quanto su quello umano. Il 29 luglio del 1983 la mafia fece esplodere un'autobomba mentre usciva di casa: insieme a lui, quel giorno, rimasero uccisi il carabinieri Mario Trapassi, il brigadiere Salvatore Bartolotta e il portiere dello stabile Stefano Li Sacchi". Così il presidente del Senato Pietro Grasso ricorda la figura di Rocco Chinnici. "Poche settimane prima, a fine maggio, io e Chinnici andammo insieme a Rebibbia per svolgere diversi interrogatori nell' ambito dell'inchiesta sull'omicidio di Piersanti Mattarella. Fu l'ultima volta in cui ebbi modo di parlarci a lungo: ci confrontammo su quella difficile indagine e sulla pericolosità della mafia per la Sicilia e per il Paese. A Rocco Chinnici dobbiamo moltissimo: fu lui, ad esempio, a creare i presupposti del pool antimafia. Credeva nel lavoro di squadra, aveva capito che condividere le informazioni e assicurare un buon coordinamento alle indagini avrebbe rappresentato un enorme vantaggio nella lotta alla mafia. Oggi lo ricordo con un pensiero pieno di gratitudine e affetto", conclude.

Ansa

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