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PALERMO. "Apprendo costernata della decisione di far partecipare per la presentazione del proprio libro,alla puntata di 'Porta a porta' il figlio di Totò Riina, carnefice di Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, e centinaia di altri servitori dello Stato, e anch'egli condannato per associazione mafiosa". Lo dice Maria Falcone, sorella del giudice ucciso da Cosa Nostra insieme alla moglie Francesca Morvillo e a tre agenti di scorta nella strage di Capaci.  "Considero incredibile la notizia: da 24 anni - ricorda la professoressa Falcone - mi impegno per portare ai ragazzi di tutta Italia i valori di legalità e giustizia per i quali mio fratello ha affrontato l'estremo sacrificio ed è indegna questa presenza in una emittente che dovrebbe fare servizio pubblico".

"Mi auguro che in Rai ci sia un ripensamento. Ma se questa sera andrà in onda l'intervista al figlio di Totò Riina, avremo la conferma che 'Porta a Porta' si presta ad essere il salotto del negazionismo della mafia e chiederò all'Ufficio di Presidenza di convocare in Commissione la Presidente e il Direttore generale della Rai". Così la presidente della Commissione parlamentare Antimafia, Rosy Bindi, sull'annunciata intervista di "Porta a porta" al figlio di Totò Riina.

"In 20 anni di Porta a Porta Vespa non si è mai occupato del delitto Mattarella e non ha mai invitato in studio il fratello, oggi presidente della Repubblica. Adesso invita il figlio del carnefice. È questo il nuovo servizio pubblico?". A chiederselo è il deputato del Partito democratico e segretario della commissione di Vigilanza Rai, Michele Anzaldi, in un'intervista a IlGiornale.it sulla presenza del figlio di Totò Riina annunciata per questa sera a 'Porta a Porta'. Anzaldi, palermitano, ricorda nell'intervista che quel 6 gennaio 1980 era lì, quando Piersanti Mattarella, allora presidente della Regione Sicilia, fu ucciso a soli trenta metri di distanza da casa sua: "Era il giorno dell'Epifania e io tornavo con la mia famiglia dal pranzo fatto da mia zia quando trovammo la polizia ovunque".

"Dopo i Casamonica, stasera a Porta a Porta la famiglia Riina. La Rai Servizio Pubblico non può diventare il salotto di famiglie criminali. Chi strumentalmente vuole invocare presunte volontà censorie, ci dica perché non si dedica almeno lo stesso spazio alle giornaliste e ai giornalisti minacciati, o addirittura sotto scorta, a causa proprio di quelle famiglie". Lo affermano in una nota il segretario generale e il presidente della Fnsi, Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti, e il segretario dell'Usigrai, Vittorio Di Trapani, a proposito della puntata di questa sera che ospiterà Salvo Riina, figlio di Totò Riinia. "Piuttosto che al libro del figlio di Riina - proseguono - noi avremmo preferito una puntata dedicata a 'Io non taccio', scritto da 8 colleghe e colleghi minacciati. I vertici Rai intervengano. Altrimenti il loro silenzio sarà colpevole condivisione, come quella sullo spazio affidato a Luigi Bisignani in prima serata su Rai2".

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