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tribunale palermo web1Il Tribunale sceglie funzionari provenienti dai Servizi per la guida di holding e piccoli imperi milionari
di Sandra Rizza
Palermo. Per scongiurare il rischio di un nuovo “scandalo Saguto’’, il Tribunale di Palermo a caccia di nuovi manager di Stato per la gestione dei beni confiscati alla mafia non trova di meglio che ricorrere all’esperienza degli ex 007 con ruoli di vertice nel curriculum.
È il nuovo corso inaugurato da Mario Fontana, per un mese presidente ad interim della sezione Misure di prevenzione: lo stesso magistrato che due anni fa ha assolto l’ex capo del Sisde Mario Mori (e il colonnello del Ros Mauro Obinu) dall’accusa di favoreggiamento a Cosa Nostra per la mancata cattura a Mezzojuso del boss Bernardo Provenzano. Cosa ha fatto Fontana, nei suoi trenta giorni alle Misure di Prevenzione per segnare l’era del rinnovamento? Prima ha affidato la gestione dell’impero Rappa a Isabella Giannola, unico prefetto donna con un passato da vicedirettore del Cesis. Poi si è rivolto al civilista Antonio Coppola (l’avvocato del capo dello Stato Sergio Mattarella) per affidargli i negozi Bagagli: una holding da 16 milioni di euro, sequestrata nel 2013. Senza perdere tempo, Coppola ha seguito il filone “istituzionale” avviato da Fontana e ha nominato amministratore di Bagagli l’ex capocentro del Sisde a Palermo: Nunzio Purpura, che comandò i vigili urbani nel capoluogo siciliano, quando sindaco era il pdl Diego Cammarata.
L’ex 007 ha preso il posto dell’avvocato Walter Virga, figlio del giudice Tommaso, ex membro del Csm, e con lui indagato nell’inchiesta nissena sulla gestione dei beni sottratti ai boss. Prima che il “sistema Saguto” crollasse, Virga jr. amministrava sia il gruppo Bagagli, sia le aziende dei Rappa, sequestrate nel 2014: un impero da 800 milioni di euro. Ora al Tribunale assicurano: da solo, Purpura farà da Bagagli il lavoro che prima facevano undici persone. E forse digerirà la delusione della sua unica esperienza politica: nel 2012, l’ex 007 si candidò al consiglio comunale di Palermo nella lista di Carlo Vizzini, l’ex senatore del Pdl (poi andato nel Nuovo Psi), ma prese solo 123 voti. Per una strana coincidenza, Vizzini è anche il consuocero di Vincenzo Rappa, uno degli eredi coinvolti nel maxi-sequestro di un anno fa. Le intercettazioni dell’inchiesta nissena rivelano che Rappa fino all’estate scorsa discuteva tranquillamente con l’amministratore giudiziario Virga dei costi e dei ricavi della “Nuova Sport Car”, la concessionaria di auto sequestrata alla sua famiglia. A Virga, Rappa chiedeva se “è utile vederci, se non la disturbo”. E l’avvocato, conciliante: “Ma quale disturbo... è utile.” Rappa: “Grazie...alla fine abbiamo la stessa veduta sulle cose”. E Virga: “L’avrei chiamata comunque prima di prendere una decisione”.
Ora tocca a Giacomo Montalbano, il nuovo (e definitivo) presidente delle Misure di Prevenzione, restituire credibilità a una sezione travolta dalle accuse di corruzione. Anche se, in attesa che il Csm completi le audizioni sul “caso Palermo”, il vicepresidente Giovanni Legnini ha sottolineato “l’inadeguatezza” degli strumenti di intervento: “È urgente - ha detto - ampliare lo strumento del trasferimento d’ufficio”.

Tratto da: Il Fatto Quotidiano del 25 ottobre

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