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di Laura Distefano - 7 Ottobre 2014
I difensori hanno chiesto di poter analizzare il lungo elenco di prove documentali presentato dalla Procura. La Corte d'Assise si è riservata di decidere nel corso della prossima udienza. Accolta invece la lista dei testi, sia della difesa che dell'accusa.

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Catania.  E' entrato nel vivo il dibattimento il processo per l'omicidio di Luigi Ilardo, crivellato di colpi in via Quintino Sella nel 1996.
Oggi si è svolta l'udienza, nell'aula Serafino Famà, davanti alla prima sezione della Corte d'Assise di Catania. Alla sbarra i vertici di Cosa nostra catanese e della famiglia di Caltanissetta: Giuseppe Piddu Madonia e Vincenzo Santapaola, i presunti mandanti, Maurizio Zuccaro, l'accusa ipotizza essere l'organizzatore del delitto, e Benedetto Cocimano, componente del gruppo di fuoco. Tutti e quattro gli imputati erano collegati in videoconferenza.

Presentata una lista di 58 testi da parte della Procura di Catania, che la Corte ha accolto, insieme a quelle presentate dai vari difensori. Sul banco degli interrogatori siederanno Giovanni Brusca, Antonino Giuffrè, Calogero Pulci, Ciro Vara: collaboratori di giustizia che hanno occupato posti di vertice della criminalità organizzata siciliana. I legali che assistono i quattro imputati non hanno presentato alcuna osservazione ed opposizione in merito ai testimoni citati dal pm Pasquale Pacifico, cosa che invece hanno fatto in relazione alla richieste di prove documentali avanzata dal sostituto procuratore.

La Procura ha chiesto l'acquisizione di una buona parte dell'informativa Grande Oriente redatta dal colonello del Ros Michele Riccio (inserito nella lista dei testi dell'accusa) nei giorni seguenti all'omicidio di Luigi Ilardo, confidente gestito dall'ufficiale con il nome di fonte Oriente. In particolare i pizzini dattiloscritti di Bernardo Provenzano indirizzati a Luigi Ilardo, che la vittima consegnò a Riccio proprio il giorno del suo assassinio. E inoltre tutte una serie di lettere che costituiscono la corrispondenza tra Luigi Ilardo e il capomafia, sempre consegnate dal confidente all'ufficiale del Ros. A questo il pm ha chiesto alla Corte di produrre una serie di verbali e di esami balistici svolti dalla Squadra Mobile e anche dai Carabinieri nei giorni precedenti e in fase di inchiesta per l'omicidio del cugino di Piddu Madonia. Al lunghissimo elenco si aggiunge anche una serie di rilievi fotografici svolti dalla polizia giudiziaria nella scena del crimine, allo stesso orario dell'omicidio, per verificare la visibilità dell'ambiente. Un elemento questo importante per la veridicità delle dichiarazioni rese dal collaboratore di giustizia Eugenio Sturiale, che ha affermato di essere un testimone oculare dell'omicidio di Luigi Ilardo.

E nelle prove documentali spunta anche una lettera del 1995 indirizzata alla Procura di Catania, e in particolare al pm Amedeo Bertone, firmata da Bruno Carbonaro (elemento vicino alla Stidda di Vittoria) che manifestava la sua intenzione a collaborare con la giustizia. Una missiva che era in mano a Luigi Ilardo: il confidente di Riccio era in possesso una fotocopia dell'atto con il timbro della Procura di Catania.

Il processo è stato rinviato al prossimo 25 novembre. Gli avvocati difensori presenteranno le loro eventuali osservazioni in merito alla lista di prove documentali e a quel punto la Corte scioglierà la riserva o meno sul pieno o parziale accoglimento delle richieste di acquisizione degli atti avanza dalla Procura. E inoltre si procedera all'interrogatorio dei primi testi dell'accusa: si siederanno gli investigatori che parteciparono alla prima fase delle indagini dell'omicidio Ilardo. Interessante sarà ascoltare l'ispettore della Squadra Mobile, Alessandro Scuderi che ha condotto le indagini giù da quella notte del 10 maggio 1996: il poliziotto si recò sulla scena del crimine, quando ancora Luigi Ilardo era riverso sull'asflato in un lago di sangue, davanti agli occhi di moglie e figlie.

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