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livatino-rosario-web0Raggiunto dal commando di sicari sul viadotto Gasena mentre senza scorta si recava in Tribunale
di Concetta Rizzo - 19 settembre 2013
Agrigento. Ricorre oggi il 23esimo anniversario dell'omicidio del giudice Rosario Livatino, ucciso dalla mafia il 21 settembre 1990 nell'agrigentino. Laureatosi a soli 22 anni in giurisprudenza, il «giudice ragazzino», così come era stato soprannominato per la sua giovane età, era entrato subito nel mondo del lavoro vincendo il concorso per vicedirettore in prova presso la sede dell'ufficio del registro di Agrigento dove restò dall'1 dicembre 1977 al 17 luglio 1978. Aveva superato infatti un concorso in magistratura diventando uditore giudiziario a Caltanissetta.
Una funzione religiosa a Canicattì ed un omaggio alla stele in contrada Gasena, sulla strada statale 640 Porto Empedocle-Caltanissetta in cui venne ucciso, ricorderanno a 23 anni di distanza dalla scomparsa il giudice Rosario Livatino. La celebrazione eucaristica si svolgerà si svolgerà nella chiesa San Domenico. Alle 11,30 la deposizione di una corona di fiori sulla stele fatta erigere dai genitori, che ne ricorda il barbaro assassinio. Livatino fu ucciso in un agguato mafioso la mattina del 21 settembre sul viadotto Gasena, lungo la statale 640 Agrigento-Caltanissetta, mentre - senza scorta, con la sua Ford Fiesta amaranto - si recava in tribunale. Per la sua morte sono stati individuati, grazie al supertestimone Pietro Ivano Nava, i componenti del commando e i mandanti che sono stati tutti condannati nei processi nei vari gradi di giudizio all'ergastolo, con pene ridotte per i «collaboranti».
Nella sua attività Livatino si era occupato di quella che sarebbe esplosa come la «Tangentopoli siciliana» ed aveva messo a segno numerosi colpi nei confronti della mafia, attraverso lo strumento della confisca dei beni. Il 19 luglio 2011 è stato firmato dall'arcivescovo di Agrigento il decreto per l'avvio del processo diocesano di beatificazione, aperto il 21 settembre 2011 nella chiesa di San Domenico di Canicattì.

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