Conferenza stampa stamane di inquirenti -in testa il Procuratore Giovanni Salvi- ed investigatori della Procura della Repubblica di Catania, ecco la comunicazione ufficiale della Questura:
“la Squadra Mobile ha dato esecuzione alla misura della custodia cautelare in carcere disposta dal Gip di Catania nei confronti di:
- MADONIA Giuseppe (cl. 1946), inteso “Piddu”, pregiudicato, in atto detenuto presso il carcere di L’Aquila in regime di cui all’art. 41 bis O.P.,
- ZUCCARO Maurizio (cl. 1961), pregiudicato, in atto detenuto presso il carcere di Milano – Opera .
- COCIMANO Orazio Benedetto (cl.1964), pregiudicato, in atto detenuto presso il carcere di Frosinone,
ritenuti responsabili dell’omicidio di Luigi Ilardo, commesso nel contesto di Cosa Nostra il 10 maggio 1996.
Il provvedimento, richiesto dalla DDA e fondato sull’eccellente lavoro della Squadra Mobile di Catania, si basa sulle dichiarazioni di diversi collaboratori e in particolare dalla confessione di La Causa Santo che partecipò alla fase organizzativa.
MADONIA Giuseppe è ritenuto mandante, ZUCCARO Maurizio, organizzatore, e COCIMANO Orazio Benedetto esecutore materiale dell’omicidio, insieme a SIGNORINO Maurizio e GIUFFRIDA Pietro, deceduti.
Il collaboratore di giustizia STURIALE Eugenio Salvatore, all’epoca del delitto soggetto intraneo al sodalizio mafioso Santapaola assistette casualmente ad alcuni appostamenti, che ebbero luogo nei pressi della sua abitazione, e poi anche alla materiale commissione dell’omicidio.
STURIALE, infatti, descriveva in maniera precisa e circostanziata le fasi dell’omicidio indicando gli autori materiali in COCIMANO Orazio Benedetto, SIGNORINO Maurizio (cl.1958) e GIUFFRIDA Pietro (cl.1970), detto Piero, successivamente deceduti. STURIALE specificava di avere notato il giorno precedente LA CAUSA Santo unitamente ai predetti COCIMANO e SIGNORINO appostati nei pressi dell’abitazione della vittima.
La ricostruzione della dinamica dell’omicidio di ILARDO Luigi veniva confermata dalle dichiarazioni al riguardo rese anche da LA CAUSA, divenuto anch’egli collaboratore di giustizia.
Sono state acquisite le dichiarazioni di altri collaboranti catanesi, tra cui DI RAIMONDO Natale e COSENZA Giacomo, all’epoca uomo di fiducia di Ilardo, nisseni (PULCI Calogero, VARA Ciro e BARBIERI Carmelo) e palermitani, tra cui BRUSCA Giovanni e GIUFFRE’ Antonino.
Il complesso di questi elementi consente di individuare il movente del delitto nella convinzione che l’ILARDO fosse fonte confidenziale della P.G. (in particolare, come si apprenderà in seguito, del colonnello Riccio, prima quale appartenente alla DIA e poi durante il periodo di aggregazione ai ROS)
E’ possibile affermare che:
• il progetto omicidiario in danno di ILARDO Luigi è maturato all’interno di Cosa Nostra, in quanto tra gli elementi apicali del sodalizio mafioso si era ingenerata la convinzione che l’Ilardo svolgesse attività di confidente, ciò anche in relazione all’intervenuto arresto di numerosi latitanti sia in provincia di Catania che di Caltanissetta ed Agrigento (sul punto emblematiche le dichiarazioni di Giuffrè Antonino);
• pertanto l’ordine di commettere l’omicidio partì dall’indagato MADONIA Giuseppe il quale prese contatto con i vertici della famiglia Santapaola;
• inizialmente non fu rivelata l’attività di confidente dell’Ilardo, asserendosi invece che questi era coinvolto nell’omicidio dell’avvocato Famà e che si era appropriato di somme provenienti dall’estorsione alle acciaierie Megara non consegnandole all’associazione Santapaola (lo si desume da quanto dichiarato da PULCI Calogero, da GIUFFRÈ Antonino, da LA CAUSA Santo e da VARA Ciro);
• tra le fila del clan Santapaola l’ordine fu impartito dai vertici del clan all’epoca detenuti in carcere ( ciò emerge dalle dichiarazioni sul punto rese da BRUSCA Giovanni, da LA CAUSA Santo e da DI RAIMONDO Natale);
• dell’organizzazione dell’omicidio si occupò ZUCCARO Maurizio: convergono infatti in tal senso le dichiarazioni rese dal DI RAIMONDO, da LA CAUSA e da BRUSCA Giovanni;
• ILARDO è stato ucciso da un commando composto da affiliati al gruppo di ZUCCARO Maurizio, segnatamente da COCIMANO Benedetto, SIGNORINO Maurizio e GIUFFRIDA Pietro detto Piero, nipote di ZUCCARO: convergono infatti a tal riguardo le dichiarazioni rese da STURIALE Eugenio e da LA CAUSA Santo;
• il reale movente dell’omicidio di ILARDO è stato appreso da tutti i collaboranti che hanno reso dichiarazioni nel presente procedimento (tranne Giuffrè Antonino) solo dopo l’uccisione dello stesso, e solo dopo l’avvenuta diffusione mediatica della notizia che questi collaborava con le Forze dell’Ordine;
• La fase esecutiva subì un’improvvisa accelerazione nella prima decade di maggio, tanto che non si attese nemmeno il consenso di Provenzano, in coincidenza con la manifestata disponibilità di Ilardo ad iniziare a collaborare con le a.g. di Caltanissetta e Palermo, datata al 2 maggio 1996;
Il Giudice per le indagini preliminare non ha accolto la richiesta cautelare nei confronti di SANTAPAOLA Vincenzo, ritenendo insufficiente il quadro indiziario. Il rigetto non incide sulla ricostruzione dei fatti e delle responsabilità degli altri indagati. Tuttavia è stato presentato appello, anche in considerazione della rilevanza della sua posizione.
Le indagini proseguono. Come si è critto nelle richieste di misura: “Gli elementi sin qui evidenziati appaiono indicare in maniera univoca che la fase esecutiva del delitto ebbe a subire una certa accelerazione proprio in concomitanza con quei giorni, immediatamente antecedenti allo stesso, in cui l’Ilardo ebbe a manifestare il suo intento di collaborare ufficialmente con l’A.G.; ciò non può non far sorgere il fondato sospetto che all’interno dell’organizzazione mafiosa potesse essersi venuti a conoscenza, attraverso canali che non è stato possibile ricostruire, della circostanza che l’Ilardo fosse in procinto di intraprendere una collaborazione ufficiale con l’A.G.”.
Restano dunque da approfondire alcune zone d’ombra, alcuni aspetti significativi emersi nel corso delle investigazioni e proprio sulla base di quanto ora accertato”.
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