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25 maggio 2012
Palermo. È il 16 marzo 1993. A Leonardo Guarnotta, giudice istruttore di quel che resta del pool antimafia di Palermo, che è andato ad interrogarlo in America dopo le stragi di Capaci e di via d'Amelio, il pentito Tommaso Buscetta annuncia che ora la strategia di Cosa nostra punterà al patrimonio dello Stato. Una rivelazione inedita, non verbalizzata, fatta alla vigilia delle stragi di Firenze, Roma e Milano, che Leonardo Guarnotta, ora presidente del tribunale di Palermo, racconta per la prima volta nel libro «Visti da vicino» Aliberti editore, scritto dai giornalisti di Repubblica Francesco Viviano ed Alessandra Ziniti. «In quell'occasione - racconta Guarnotta - Tommaso Buscetta non volle verbalizzare nulla ma io lo ricordo come fosse oggi con assoluta precisione. Anche la data ricordo: 16 marzo 1993. Andai ad interrogarlo in Canada dopo le stragi. Giovanni e Paolo erano stati uccisi da poco e noi avevamo bisogno di capire cosa stesse succedendo all'interno di Cosa nostra, come fosse stato possibile che in un lasso di tempo così breve fosse stato messo a segno un colpo di una gravità senza precedenti». «Per questo - prosegue il giudice - io chiesi a Buscetta cosa pensava, se a suo parere Cosa nostra poteva ancora compiere delitti eccellenti. E lui mi diede una risposta che mi fece rimanere di sasso, che in quel momento suonava incomprensibile. Mi disse: 'non credo che Cosa nostra possa compiere altre stragi, adesso farà degli attentati contro il patrimonio artistico e culturale dell'Italià». La previsione di Tommaso Buscetta si avverò con gli attentati a Roma e Firenze.

ANSA

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