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15 maggio 2012
Palermo. Ha retto in secondo grado l'impianto accusatorio del processo «Perseo» che vedeva imputato il gotha della mafia palermitana: poche e lievi le riduzioni di pena decise dai giudici della sesta sezione della corte d'appello presieduta da Biagio Insacco, che ha sostanzialmente confermato la decisione del gup. Il processo si svolgeva in abbreviato. Gli imputati erano 26. Ventidue sono stati condannati complessivamente a oltre 150 anni di carcere. Per due - lo storico boss Gerlandi Alberti e Placido Naso- è stato dichiarato il non doversi procedere per morte del reo. Due gli assolti: Filippo Bisconti e Filippo Annatelli. Le pene più alte sono state inflitte ai capomafia Sandro Capizzi (10 anni e 8 mesi) e Giuseppe Scaduto (10 anni), a Salvatore Milano (9 anni e 10 mesi) e a Gioacchino Mineo (9 anni e sei mesi). Stefano Ganci ha avuto 5 anni, mentre 8 anni e 8 mesi sono stati disposti per Salvatore Freschi. A 7 anni e 8 mesi è stato condannato Giovanni Adelfio, a 6 anni e 4 mesi Salvatore Adelfio e Salvatore Bellomonte, a 8 anni e 4 mesi Giuseppe Calvaruso, a 4 anni Santo Dell'Oglio, a 6 anni e 4 mesi Giuseppe Di Cara, a 5 anni e 8 mesi Antonino Freschi, a 4 Francesco Leone, a 6 anni e 4 mesi Massimo Mulè, a 9 anni Giuseppe Perfetto, a 2 Francesco Piscitello, a 5 anni e 8 mesi Onofrio Prestigiacomo, pentito, a cui la corte non ha riconosciuto la speciale attenuante prevista per i collaboratori di giustizia. I giudici hanno poi condannato a 3 anni e 8 mesi Rosario Rizzuto, a 6 anni e 4 mesi Ludovico e Rosario Sansone a 7 anni e 8 mesi Enrico Scalavino. Gli imputati erano difesi dagli avvocati Giovanni Castronovo, Raffaele Bonsignore, Gimmi D'Azzò e Michele Giovinco. Il processo nasce da un maxi-blitz contro le cosche che portò in carcere 98 tra boss e gregari accusati di mafia, estorsione e traffico di droga. Gli inquirenti scoprirono anche un tentativo di ricostituzione della commissione provinciale di Cosa nostra.

ANSA

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