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3 aprile 2012
Palermo. La Corte d'Appello di Palermo deciderà il prossimo 24 aprile se accogliere la richiesta del pg Luigi Patronaggio di ascoltare in Aula il pentito Stefano Lo Verso o acquisire i verbali nell'ambito del processo d'appello all'ex presidente della Regione siciliana Salvatore Cuffaro accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. I difensori dell'ex governatore, che sta scontando una pena definitiva a 7 anni di carcere per favoreggiamento aggravato a Cosa Nostra, durante l'udienza di oggi hanno ribadito che «non sono significative le circostanze su cui dovrebbe essere ascoltato il collaboratore Lo Verso». Inoltre, gli avvocati Antonino Mormino e Francesco Sbisà, che si oppongono all'audizione ma hanno dato parere favorevole all'acquisizione dei verbali del pentito, si dicono convinti che «ci sarebbe una disparità tra accusa e difesa nell'ascoltare Lo Verso perchè la difesa non ha i mezzi per poter esercitare il contraddittorio mentre l'accusa può usare atti a sua conoscenza». Salvatore Cuffaro in primo grado era stato prosciolto dal giudice per le udienze preliminari che aveva adottato il principio del 'ne bis in idem' secondo cui un imputato non può essere giudicato per due volte per gli stessi reati. Proprio perchè Cuffaro era già stato condannato definitivamente per favoreggiamento aggravato a Cosa Nostra.
Secondo il sostituto procuratore generale Luigi Patronaggio «la sentenza di primo grado emessa dal gup è tecnicamente sbagliata con l'adozione del principio 'ne bis in idem' perchè non permette al pm o ai giudici di poter entrare in quello che doveva essere il centro del processo: cioè lo scambio politico-mafioso». Patronaggio ha quindi parlato di «prove nuove sopravvenute» con «fatti non ignorabili». Il presidente della Corte d'Appello, Biagio Insacco, dopo aver ascoltato le parti ha deciso di rinviare alla prossima udienza, il 24 aprile, la decisione sull'audizione del pentito Stefano Lo Verso. Il collaboratore, ex braccio destro del capomafia Bernardo Provenzano nei verbali, raccolti dai magistrati della Dda di Palermo aveva accusato l'ex governatore Cuffaro, ma anche l'ex ministro Saverio Romano. Secondo Lo Verso, Cuffaro e Romano avrebbero avuto «rapporti stretti» con Cosa Nostra.

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