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30 marzo 2012
Marsala. La quarta sezione della Corte d'appello di Palermo ha dichiarato il non luogo a procedere, per prescrizione del reato, nel processo d'appello bis all'ex senatore socialista Pietro Pizzo, accusato di voto di scambio. I fatti risalgono al 2001 ed è stato lo stesso procuratore generale, stamane, a chiedere di certificare l'avvenuta prescrizione e quindi l'improcedibilità. Condannato in primo grado, Pizzo era stato assolto in appello. Lo scorso 9 novembre, però, la Cassazione ha annullato con rinvio la sentenza con cui il 23 aprile 2009 la terza sezione della Corte d'appello di Palermo ha assolto il politico marsalese. I giudici di secondo grado, però, secondo la Procura generale, che fece ricorso, commisero un errore nella qualificazione del reato contestato, assolvendo Pizzo dall' accusa di concorso esterno in associazione mafiosa, mentre l'ex leader del Psi di Marsala era sotto processo per voto di scambio. Un reato, quest'ultimo, per il quale, il 28 aprile 2007, era stato condannato dal Tribunale di Marsala a 4 anni di carcere (dei quali 3 condonati per indulto), nonchè all' interdizione dai pubblici uffici per 5 anni. Secondo l'accusa, nella primavera del 2001, Pizzo avrebbe versato 80 milioni di lire alla famiglia mafiosa di Marsala in cambio di un 'pacchettò di circa mille voti per il figlio Francesco, allora candidato all'Ars (l'elezione fu soltanto sfiorata). Il figlio, comunque, sarebbe stato all'oscuro del patto e per questo la sua posizione fu archiviata. Pietro Pizzo fu arrestato il 29 aprile 2004, nell'ambito dell' operazione antimafia Peronospera II. All'epoca, era presidente del Consiglio comunale, carica dalla quale si dimise. Oggi, ha evidenziato la difesa, la Corte d'appello «è comunque entrata anche nel merito annullando le conseguenze civili, ovvero la condanna al risarcimento del danno all'Associazione antiracket di Marsala, che si era costituita parte civile».

ANSA

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