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26 marzo 2012
Roma. La trattativa tra lo Stato e la mafia «è avvenuta» e il giudice Paolo Borsellino, che ne era a conoscenza come dimostrò nell'incontro avuto il 28 giugno del '92 a Roma con Liliana Ferraro, capo dell'Ufficio affari penali del ministero della Giustizia, sarebbe stato ucciso perche percepito come ostacolo alla trattativa stessa. Lo ha ribadito, ricostruendo la corposa attività investigativa della procura di Caltanissetta, il procuratore aggiunto Domenico Gozzo, ascoltato con il procuratore capo Sergio Lari e altri colleghi dalla commissione Antimafia. Una trattativa, ha detto Gozzo, «iniziata nel '92 e che ha avuto compimento nel '93 », anno nel quale «ha trovato il suo frutto avvelenato». Alla fine di quell'anno «tra mancate proroghe e revoche, saltò circa il 50% dei 41 bis». Ma Cosa nostra, ha ricordato Gozzo, «non era soddisfatta e programmava una nuova strage per gennaio '94, per uccidere giovani carabinieri a margine di una partita di calcio a Roma. la strage non ci fu e l'arresto dei fratelli Graviano all'inizio del '94 segnò la fine della strategia stagista». «Borsellino venne ucciso proprio a luglio del ' 92 perchè percepito come ostacolo - ha sottolineato Gozzo - e per fare riprendere una trattativa che, come aveva detto Riina, aveva qualche difficoltà». Per questo i tempi dell'attentato sarebbero stati accelerati.

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