di Rino Giacalone - 23 marzo 2012
Il suo nome da decenni entra ed esce dagli atti giudiziari, già dal 1988 quando fu coinvolto nell’omicidio del “picciotto” della mafia alcamese Rosolino Filippi: i killer andarono ad ucciderlo nella stanza dell’ospedale dove questi era ricoverato, qualcuno aprì loro la porta, e favorì l’ingresso quanto la “silenziosa” uscita. Pietro Pellerito allora semplice infermiere fu sospettato ma uscì indenne, da allora in poi la sua è stata una storia in crescendo: intanto in politica, siede oggi sugli scranni del consiglio provinciale, ma poi ci sono state altre indagini antimafia che lo hanno riguardato, sempre da innocente sostiene il suo difensore, l’avv. Sasà Lauria, ex assessore alla Legalità della Provincia di Trapani. Pellerito è stato condannato a sei anni in un processo dove l’accusa era quella in sostanza di avere fatto sparire una certificazione medica che se fosse rimasta tale e quale avrebbe svelato un incidente sul lavoro di un operaio assunto in nero e perciò inguaiato un imprenditore edile, Popò Pirrone, che non era certo uno stinco di santo ma un mafioso. Le intercettazioni però hanno incastrato Pirrone quanto Pellerito, scoperto ad essere sempre disponibile nei confronti di soggetti della consorteria mafiosa alcamese.
Pellerito tra un avviso di garanzia e un altro, tra una condanna e una proposta di sorveglianza speciale, nel frattempo ha lasciato l’Udc ed è approdato al gruppo Alleati per il Sud, premiato con la presidenza della commissione lavori pubblici del Consiglio provinciale. Non ha pensato a dimettersi nemmeno quando è arrivata la condanna a sei anni per falso, oggi la notifica della misura della sorveglianza speciale per due anni, potrà continuare a fare il consigliere, ma i suoi spostamenti, anche per impegni politici ed istituzionali dovrà comunicarli alle forze dell’ordine. Il suo ruolo (nel mondo della criminalità) è emerso da una indagine della Procura antimafia di Palermo, si sarebbe mosso attorno a due fratelli in eterna lotta tra loro per il controllo (mafioso) del territorio, Cola e Diego Melodia, 85 anni uno, 74 l’altro, come Castore e Polluce litigavano per chi doveva comandare nel territorio, quello di Alcamo dove c’erano e restano da spartire appalti, estorsioni, anche il controllo del voto politico. Un paio degli arrestati avevano buoni amici in politica, uno di questi Filippo De Maria, faceva, con altro soggetto castellammarese, il giardiniere a casa del senatore Pd Papania, nel frattempo veniva intercettato a sbrigare faccende mafiose oppure a organizzare partecipazioni a iniziaitive del Pd almeno queste su ordine del senatore. Mafiosi “boni” quelli intercettati anche a parlare con il consigliere Pietro Pellerito: “Io non me ne sono mai approfittato … quando c’è un centesimo, è per tutti … quando non ce né … tutti scarsi … anche l’ostia …tu mi devi capire … perché noi siamo le persone “bone”.
Oggi il provvedimento che gli infligge la sorveglianza speciale è stato notificato al consigliere Pellerito dalla questura, dalla divisione anticrimine diretta dal primo dirigente dott. Giuseppe Linares. Era stata la questura a chiedere al Tribunale l’applicazione della sorveglianza speciale nei confronti di Pellerito.
Mafia: consigliere provinciale condannato per falso e sorvegliato speciale, non si dimette e diventa presidente della commissione lavori pubblici
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