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11 marzo 2012
Roma. «Spero che questa sentenza non si trasformi nel colpo di spugna finale al metodo Falcone, perchè da due decenni siamo testimoni in un'instancabile opera di demolizione del lavoro della magistratura siciliana, iniziato dal pool antimafia di Falcone e Borsellino e proseguito dopo la loro morte». Il procuratore aggiunto di Palermo Antonio Ingroia, in un'intervista al Fatto Quotidiano commenta la sentenza della Cassazione sul caso del senatore del Pdl, Marcello Dell'Utri. Sulla sentenza, Ingroia afferma che «i giochi sono ancora aperti perchè questa non è una sentenza di assoluzione - precisa - e tutto si deciderà nel nuovo processo, c'è amarezza con la coincidenza del ventennale della morte di Falcone e Borsellino». «Siamo in una fase molto delicata di acquisizione di nuove verità - prosegue il procuratore - sulle stragi e sui depistaggi. È triste assistere, proprio in questo anno, al montare di un nuovo revisionismo politico-giudiziario sulla stagione di Falcone e Borsellino». Il procuratore si dice meno sorpreso della sentenza «conoscendo la cultura della prova del presidente Grassi, che è completamente lontana dalla mia». «Dire che al concorso esterno non crede più nessuno fa a pugni con tante sentenze ormai definitive», precisa Ingroia che prova a spiegarsi la sentenza del pg Iacoviello con la volontà di sottolineare che «l'annullamento con rinvio non equivale ad una dichiarazione di innocenza dell'imputato» ma «alcuni suoi passagi ed espressioni un pò forti - aggiunge - appaiono incoerenti con questa conclusione».

ANSA

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