6 marzo 2012
Catania. «Maurizio La Rosa mi disse che ad Agrigento potevamo appoggiare il presidente della Regione Raffaele Lombardo dando il voto a Enzo Cirignotta, candidato a Gela, e a suo cognato, tale Pepe o Pepi, non ricordo. Ciccio La Rocca lo teneva in mano sua, a Lombardo, lo 'giostrava'». Lo ha affermato il collaboratore di giustizia nisseno Francesco Ercole Iacona deponendo in videoconferenza a Catania all'udienza del processo per reato elettorale al presidente della Regione Raffaele Lombardo e a suo fratello Angelo, deputato nazionale del Mpa, che si celebra davanti al giudice monocratico. Dopo Iacona è stato sentito Maurizio Di Gati, imputato di reato connesso, appartenente a Cosa nostra agrigentina, che ha definito all'epoca «il Mpa ben portato a Catania, nella provincia e nella Sicilia orientale». Di Gati ha sostenuto di avere avuto queste indicazioni da Angelo Di Bella, uomo d'onore di Canicattì, che a sua volta avrebbe ricevuto l'input dal mandamento di Pagliarelli di Palermo. «Avevamo l'ordine di votare il Mpa - ha aggiunto - in quanto era un buon partito per noi e per il nostro deputato. Se avessimo fatto aumentare l'Mpa in Sicilia avremmo ottenuto appalti». Per questo aveva sentito parlare di 40 euro promessi a voto a famiglie bisognose. Ma il pentito ha poi precisato che le aspettative andarono deluse perchè, ha spiegato, «a Racalmuto non è stato ottenuto nessun appalto» e ha detto di «non sapere come era andata a Canicatti». Di Gati ha parlato anche di come Cosa nostra cercasse di mettere le mani sugli appalti pubblici a Catania, parlando di una gara sulla quale ci sono stati già processi e sentenze, quella sul Tavoliere, ottenuta, ha detto il pentito, attraverso un dipendente della Regione che era appoggiato dal presidente della Provincia, Giuseppe Castiglione e dal senatore del Pdl Pino Firrarello. L'ultimo testimone chiamato a deporre è stato Maurizio La Rosa, imputato di reato connesso, che si è avvalso della facoltà di non rispondere. L'udienza è stata rinviata al prossimo 3 aprile.
ANSA