29 febbraio 2012
Trapani. «Francesco Messina Denaro, parlandomi di Mauro Rostagno, mi disse: "se senti parlare questo giornalista 'ti arrizzano li carni; è un curnutù". Lo ha detto il collaboratore di giustizia Angelo Siino, che sta deponendo, da più di un'ora, in Corte d'assise a Trapani, nell'ambito del processo per l'uccisione del giornalista e sociologo, avvenuta il 26 settembre 1988 a Valderice. Due gli imputati: il boss Vincenzo Virga (mandante) e Vito Mazzara, accusato di essere uno dei killer. Siino ha specificato alla Corte che Francesco Messina Denaro ha lasciato intuire "chiaramente" che sarebbe intervenuto per fermare Rostagno. "Del fatto informai subito Puccio Bulgarella (editore di Rtc, l'emittente dove lavorava Rostagno, ndr) che si mostrò preoccupatissimo", perchè considerando Rostagno "un cane sciolto", mi disse che non sarebbe stato facile fermarlo. Siino, rispondendo alle domande del pm della Dda di Palermo, Gaetano Paci, ha detto di aver incontrato per la prima volta il boss Vincenzo Virga, in un ristorante di Partinico. "Me lo presentò Salvatore Genovese, un mafioso il cui padre apparteneva alla banda di Giuliano". Il collaboratore ha ricordato che, "per prima cosa Virga mi chiese se io fossi amico di Giuseppe Maurici (oggi presidente dell'Asi di Trapani). Gli risposi di sì. E specificai che conobbi Maurici nel mondo dell'automobilismo, in quanto coltivavamo la stessa passione per le auto. Virga mi disse, secco: 'io a chissu (a Maurici, ndr) l'avissi ammazzari, picchì mi mancau di rispettù". Siino ha riferito che "Maurici, stando a quello che mi disse Virga, voleva acquistare un'impresa senza chiedergli il permesso".
ANSA
Rostagno. Siino: Messina Denaro mi disse è curnutu
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