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2 febbraio 2012
Palermo. Ai domiciliari per badare ai figli, nonostante un'imputazione per associazione mafiosa ed estorsione, è tornato in carcere Alessandro Arcabascio, presunto esponente del clan di Partinico liberato, a maggio scorso, dal gip di Palermo che aveva ritenuto incompatibile «il mestiere di padre» con la cella. Una valutazione non condivisa dalla Cassazione che ha bocciato la decisione del giudice e accolto il ricorso del pm Francesco Del Bene disponendo l'arresto dell'indagato. I legali di Arcabascio avevano sostenuto che il loro cliente era il solo a potersi occupare dei figli, di età inferiore ai tre anni, visto che la moglie lavorava - è un'insegnante -, che nella zona dove la coppia vive non vi sono asili pubblici e che la famiglia non si può permettere di pagare un nido privato. Valutazioni accolte dal giudice, ma non dalla Cassazione che ha parlato di «errore del magistrato». Il pm ha infatti dimostrato che la moglie del presunto mafioso lavora solo due ore alla settimana e che la coppia vive nello stesso palazzo in cui abitano nonni e zii dei bambini.

ANSA

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