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20 gennaio 2012
Palermo. «Quando, dopo la strage di Capaci, cercai di accelerare sulla conversione del decreto sul carcere duro ai mafiosi, avvertii un clima di isolamento politico». L'ha detto l'ex ministro dell'Interno, Vincenzo Scotti, deponendo al processo per favoreggiamento a Cosa nostra al generale Mario Mori. Scotti ha ricordato di aver cominciato a pensare a un intervento sulle carceri già con Giovanni Falcone. «Dopo la sua morte ci lavorammo in sinergia col ministero della Giustizia Claudio Martelli e l'allora capo della polizia Vincenzo Parisi». Il decreto è del'8 giugno del 1992. «Con Martelli - ha detto - sapevamo che avremmo avuto difficoltà a convertirlo, ma nessuno pubblicamente si oppose all'introduzione del 41 bis». La conversione fu votata ad agosto, dopo la strage in cui fu ucciso il giudice Paolo Borsellino.

ANSA



Processo Mori: Scotti, ''allarme attentati fu preso per patacca''

20 gennaio 2012
Palermo. «Quando a marzo del 1992 denunciai il rischio di un piano di destabilizzazione ordito dalla mafia, fui considerato avventato, insomma, mi presero per un venditore di patacche». Così l'ex ministro dell'Interno Vincenzo Scotti, deponendo al processo per favoreggiamento alla mafia al generale dei carabinieri Mario Mori, descrive il clima in cui fu accolto l'allarme attentati da lui lanciato dopo l'omicidio dell'eurodeputato Salvo Lima. Scotti ha ricordato la diffidenza avvertita verso una denuncia che lui riteneva grave e fondata e che si basava su informazioni dei Servizi, riferitegli dall'allora capo della polizia Parisi. L'ex politico oltre ad avvertire questure e prefetture del rischio di delitti eccellenti, ne parlò in Parlamento. A definire una «patacca» la cosa tra gli altri fu Giulio Andreotti.

ANSA

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