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6 dicembre 2011
Palermo. Da un'ora l'ex capo del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria Adalberto Capriotti viene interrogato dai pm della Dda di Palermo, Nino Di Matteo, Paolo Guido e Lia Sava e dall'aggiunto Antonio Ingroia nell'ambito dell'indagine sulla trattativa tra Stato e mafia. Capriotti sottoscrisse, a giugno del '93, una proposta, inviata al ministero della Giustizia, nella quale, tra l'altro, si sollecitava il guardasigilli a non rinnovare il carcere duro a oltre 370 mafiosi.
Il documento è stato depositato agli atti del processo al generale dei carabinieri Mario Mori accusato di favoreggiamento. Si tratta di una nota di grossa rilevanza per i pm che vedono proprio il carcere duro tra i punti oggetto della presunta trattativa. Nella nota l'allora capo del Dap, che sostituì Nicolò Amato, annuncia al ministro della Giustizia che a novembre scadranno 373 provvedimenti di 41 bis per altrettanti detenuti di «media pericolosità», applicati nel '92 dal Dap su delega del Guardasigilli. E suggerisce a via Arenula di farli scadere per dare un segnale «positivo di distensione». Nel secondo punto del documento Capriotti fa un altra proposta: stavolta riferendosi ai 41 bis applicati dal ministro della Giustizia Martelli ai capimafia dopo, la strage di via D'Amelio. Il responsabile del Dap suggerisce di ridurre del 10% i provvedimenti di carcere duro relativi ai mafiosi pericolosi. Al terzo punto Capriotti chiede di far durare sei mesi e non più un anno, come previsto allora, la durata delle eventuali proroghe. Il documento firmato da Capriotti smentisce, inoltre, quanto sostenuto dall'ex Guardasigilli Conso che, a distanza di pochi mesi, e cioè a novembre del 93, non rinnovò oltre 300 provvedimenti di 41 bis ad altrettanti capimafia. Conso, interrogato dai Pm nell'ambito dell'inchiesta sulla presunta trattativa tra Stato e mafia, aveva sostenuto di avere preso la decisione in totale autonomia, mentre quanto scoperto dai Pm prova l'esistenza di un dibattito istituzionale sul carcere duro. Ieri i pm sempre nell'ambito della stessa indagine hanno interrogato l'ex ministro dell'interno Scotti. Nel pomeriggio sarà sentito il suo successore al Viminale Nicola Mancino.

ANSA

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