29 novembre 2011
Palermo. Agenti della polizia e militari dei carabinieri e della guardia di finanza hanno portato a termine tre distinte operazioni antimafia eseguendo un'ordinanza di custodia cautelare e due provvedimenti di fermo. In carcere complessivamente sono finiti 36 esponenti delle famiglie mafiose palermitane di Brancaccio, San Lorenzo, Resuttana e Passo di Rigano, accusati a vario titolo di associazione mafiosa, estorsione e traffico di stupefacenti. Le inchieste sono state coordinate dalla Dda di Palermo. L'indagine della polizia, denominata 'Araba Fenicè, riguarda sedici presunti mafiosi del mandamento di Brancaccio. Quella del nucleo investigativo dei carabinieri e dei militari del Nucleo speciale di polizia valutaria della guardia di finanza, chiamata 'Idrà, ha portato al fermo di sedici presunti mafiosi dei mandamenti di Resuttana e Tommaso Natale. Un terzo provvedimento di fermo è stato eseguito, infine, dai carabinieri del Ros nei confronti di quattro esponenti della cosca di Passo di Rigano.
ANSA
Boss Graviano ancora capi a Palermo, arrestata la sorella
29 novembre 2011
Palermo. Sono ancora i fratelli Graviano, capimafia dell'ala stragista di Cosa nostra, a comandare nel quartiere palermitano di Brancaccio. Filippo e Giuseppe, boss detenuti da anni, reggono le redini del mandamento con l'aiuto della sorella Nunzia tornata, dopo una condanna per mafia, a gestire gli affari della famiglia. Nunzia - a suo carico anche le accuse del pentito Fabio Tranchina - è stata arrestata dagli agenti dello Sco della Squadra mobile di Palermo coordinati dal procuratore aggiunto Ignazio de Francisci e dai pm Francesca Mazzocco e Caterina Malagoli. Secondo gli investigatori i soldi delle estorsioni finivano nelle sue tasche. L'indagine che ha portato a 16 arresti è una delle tre operazioni contro le cosche messe a segno a Palermo, oggi - in tutto sono finiti in cella 36 presunti mafiosi - ed è l'epilogo di accertamenti investigativi sviluppati con intercettazioni e pedinamenti. L'operazione, a cui hanno contribuito diversi pentiti, ha anche individuato i fiancheggiatori dei boss e gli esattori del pizzo. Dall'inchiesta è emersa una fitta rete di relazioni tra i vertici della cosca, alcuni in contatto con i capi della 'Ndrangheta, e quelli di altre famiglie mafiose della città: diversi i summit organizzati per risolvere i contrasti tra le cosche ascoltati in diretta dagli investigatori grazie alle intercettazioni. L'indagine ha messo in luce momenti di grave frizione tra le diverse anime di Cosa nostra ancora prive di una figura carismatica di riferimento dopo le catture dei padrini latitanti: più volte, nel corso dell'inchiesta, gli inquirenti hanno temuto per un ritorno in armi dei clan.
ANSA
16 fermi, bloccati attentati e intimidazioni
29 novembre 2011
Palermo. Quando hanno capito che attentati e intimidazioni a potenziali vittime del racket erano ormai imminenti hanno deciso di intervenire: è stato un blitz dettato dall'urgenza e dall'esigenza di tutelare commercianti e imprenditori quello realizzato dai Carabinieri del Nucleo investigativo di Palermo e dalla Polizia valutaria della Finanza che hanno eseguito un provvedimento di fermo disposto dal procuratore aggiunto Antonio Ingroia e dai pm Marcello Viola, Lia Sava, Gaetano Paci, Francesco Del Bene, Annamaria Picozzi e Dario Scaletta nei confronti di 16 presunti mafiosi dei clan di Tommaso Natale e Resuttana. L'operazione, denominata Idra, è una delle tre messe a segno oggi a Palermo dalle forze dell'ordine che hanno arrestato in tutto 36 persone. L'inchiesta dei Carabinieri è la prosecuzione di un'indagine che negli ultimi tre anni ha disarticolato la cosca dei boss Lo Piccolo. Parallelamente la Polizia valutaria, che a marzo scorso ha arrestato Giuseppe Liga, ritenuto il successore dei Lo Piccolo, ha ricostruito i nuovi assetti criminali del mandamento e ha individuato le ricchezze accumulate dai boss. Dopo l'arresto di Liga punto di riferimento della cosca sarebbe Calogero Di Stefano, nuovo reggente di Tommaso Natale e gestore del racket e delle scommesse clandestine. Ad affiancarlo Giulio Caporrimo, tornato a ricoprire un ruolo di vertice subito dopo la scarcerazione avvenuta un anno e mezzo fa. Dall'inchiesta è emerso anche che i boss dettavano legge nella gestione del centro commerciale che il presidente del Palermo, Maurizio Zamparini, sta realizzando allo Zen stabilendo chi sarebbe stato assunto e a chi sarebbero andati gli spazi commerciali.
ANSA