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Il regista Antonio Piazza: “La mafia non uccide solo i bambini fisicamente, uccide anche il loro futuro”

Sembra la trama di un film, peccato sia la realtà. Gaetano Fernandez, che nel 2017 ha interpretato il ruolo del piccolo Giuseppe Di Matteo nel film Sicilian Ghost Story, oggi si ritrova dall’altra parte della barricata, coinvolto in un’indagine antimafia. Il giovane, oggi ventiduenne, compare infatti tra le persone arrestate a seguito del blitz che, tra provvedimenti restrittivi, ordinanze di custodia cautelare e fermi disposti dalla Procura, ha portato all'arresto di ben 183 persone, colpendo i mandamenti di Porta Nuova, Pagliarelli, Tommaso Natale-San Lorenzo, Santa Maria del Gesù e Bagheria. Tornando alla giovane stella nascente del cinema, forse già eclissata dalla presenza ingombrante della mafia, l'accusa nei suoi confronti - ha fatto sapere Palermo Today - riguarda la presunta cessione di un’arma da fuoco, accusa che, tra l’altro, coinvolge anche suo fratello Angelo, di appena 19 anni. Dopo quella che sembra essere stata una breve parentesi cinematografica, che lo ha consacrato come protagonista in un film ispirato alla tragica storia del piccolo Di Matteo, brutalmente assassinato e poi sciolto nell’acido dalla mafia dopo che il padre Santino aveva scelto di collaborare con la giustizia, di Fernandez, infatti, si erano perse le tracce. Altrettanto sconcertante è la condanna che ha raggiunto il padre del giovane attore. Salvatore Fernandez è stato infatti condannato all’ergastolo per omicidio. Si tratta di un delitto di mafia avvenuto nel giugno 2023 nel quartiere della Zisa, quando a perdere la vita fu Giuseppe Incontrera, boss di Porta Nuova.
Sicilian Ghost Story, diretto dai registi Antonio Piazza e Fabio Grassadonia, ha ottenuto grandi riconoscimenti, riuscendo a conquistare anche l’ambito David di Donatello per la miglior sceneggiatura non originale nel 2018. Attraverso il Giornale di Sicilia sono arrivate le parole di Piazza, che ha precisato: “Non conosciamo i fatti in cui Gaetano Fernandez è coinvolto. Da anni - ha precisato il regista - non siamo più in contatto. Ha compiuto scelte che lo hanno irrimediabilmente e dolorosamente allontanato da noi. Leggere queste notizie rinnova il dispiacere e il senso di impotenza. Dopo il film abbiamo fatto tutto il possibile per sostenerlo, incoraggiandolo soprattutto a studiare e a costruirsi un futuro lontano dalle dinamiche che lo circondavano. Fa rabbia constatare come, ancora oggi, il contesto sociale e culturale di alcuni quartieri della nostra città resti tragicamente immutato. Da quel contesto Gaetano non ha saputo emanciparsi. La mafia - conclude - non uccide solo i bambini fisicamente, uccide anche il loro futuro”.

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