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L’associazionismo antimafia rappresenta un baluardo di legalità?
 Un quesito che apparentemente dovrebbe portare ad una risposta affermativa scontata, ma che alla luce dei molteplici scandali economici che lo hanno interessato, oggi solleva numerosi dubbi. Tralasciando di tracciare un elenco delle svariate macroscopiche manchevolezze ed illegalità perpetrate nel sacro nome dell'antimafia, sia in ambito giudiziario sia in quello riconducibile alla c.d. “ società civile “, è fuor di dubbio che la leva economica assolva ad una funzione fuorviante, contribuendo ad identificare le suddette attività nell’alveo del privilegio non suscettibile di controllo e conseguentemente non punibile.
E’ proprio questo profilo che ha allontanato una moltitudine di cittadini portandoli a non credere più nella nobile finalità etica, vanificando il senso dell’alta funzione sociale che dovrebbe rappresentare.
 Si rammenta che il comparto dell’antimafia gestisce una moltitudine di interessi economici in particolare talune associazioni molto “ note “ sono privilegiate nella destinazione delle risorse pubbliche che vengono generosamente loro elargite, nonostante le manifestazioni commemorative siano in realtà sostanzialmente tutte equivalenti fra di loro anche quelle in memoria di vittime non ricadenti nel clamore mediatico che si autofinanziano con oneri minimi a carico dei promotori.
 Non sfuggono ad una valutazione critica le procedure DISCREZIONALI di assegnazione dei beni confiscati sottratti alla criminalità organizzata, al pari dell’Agenzia Nazionale dei beni confiscati ( A.N.B.S.C. ).

Sotto tale profilo la nostra Associazione, esprime un giudizio assolutamente critico suggerendo al legislatore di rivedere l’impianto normativo, privilegiando la vendita del patrimonio illecito con procedure TRASPARENTI agevolando preferenzialmente le società con fine mutualistico in forma aperta o, in alternativa, la vendita del patrimonio a singoli privati con modalità pubbliche. Ulteriore preoccupazione, per le considerazioni espresse in precedenza desta la volontà politica di inserire anche nel Piano Nazionale Rilancio Resilienza ( PNRR ) attività per la riqualificazione e valorizzazione di oltre 200 immobili confiscati, la costituzione di presidi di legalità a sostegno di un'economia più trasparente (risultati raggiunti di modesta entità reale ).

Rammentiamo che ogni bene immobile o mobile acquisito in forza di provvedimento ablatorio non è più soggetto a tassazione patrimoniale, determinando indirettamente una ricaduta negativa sulla fiscalità generale.
Alla luce delle considerazioni che precedono come Associazione

CHIEDIAMO


ALLE ISTITUZIONI POLITICHE TUTTE


NAZIONALI REGIONALI E LOCALI


di porre fine al sistema di erogazione pubblica, favorendo le iniziative etiche portate avanti dal terzo settore antimafia consentendo l'accesso e l'utilizzo temporaneo in forma gratuita di strutture pubbliche funzionali a manifestazioni e/o attività di aggregazione.
 Al contempo nell'ottica di tutelare, preservare ed efficientare il patrimonio illecitamente realizzato nell’ambito dell’attività criminale,

SI AUSPICA


una riforma della normativa che regola la gestione dei beni confiscati privilegiando in via ordinaria la vendita del patrimonio mobiliare ed immobiliare acquisito in forza di provvedimento definitivo di confisca.

Il Segretario, Andrea Piazza

Il Presidente, Carmine Mancuso

ANTIMAFIADuemila
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