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20210713 martiti america latinaSalvatore Inguì racconta le storie degli Indios dell’America Latina che hanno dato la vita per la difesa della Madre Terra

Verrà presentato martedì 13 luglio alle ore 18:30 a Palermo, da Booq - bibliofficina di quartiere a piazza Kalsa, 31, il nuovo libro di Salvatore Inguì, assistente sociale e coordinatore di Libera Trapani, “I martiri dell’America Latina difensori della Terra” (Navarra Editore) con postfazione di don Luigi Ciotti, un testo prezioso dedicato al tema attualissimo dello sfruttamento della Terra e della crisi climatica e agli attivisti che combattono per difendere il nostro pianeta. A dialogare con l’autore sarà Martina Lo Cascio, attivista di Contadinazioni-autoproduzioni contro ogni sfruttamento e della rete nazionale Fuori Mercato. Introduce Giuliana Zaffuto. L’ingresso è gratuito, su prenotazione.
Secondo i dati forniti dall’organizzazione internazionale Global Witness, nel 2019 sono state assassinate 212 persone che si dedicavano alla difesa della Terra e della natura. Tra i primi 10 Paesi al mondo per omicidi di difensori della Terra si trovano ben 7 Paesi latinoamericani: Colombia, Brasile, Messico, Honduras, Guatemala, Venezuela e Nicaragua. Un fenomeno in rapida espansione, come dimostra il progressivo aumento degli omicidi, che nel 2018 erano stati 164.
“I martiri dell’America Latina difensori della Terra nasce dalle esperienze di volontariato vissute in prima persona dall’autore in America Latina con ALAS, rete transnazionale promossa da Libera e raccoglie 22 storie esemplari – per lo più sconosciute - di donne e uomini, principalmente indios, che pur sapendo di mettere in gioco la propria vita, non hanno esitato a battersi per il bene comune. Ciascuna storia è impreziosita da un ritratto del protagonista a firma di Giorgio Brugaletta. Il libro presenta, inoltre, un ricco apparato di approfondimento: un’introduzione di Emiliano Cottini, referente per il settore internazionale di Libera, una prefazione dell’economista Giuseppe De Marzo, militante presso le popolazioni indigene rurali in Bolivia, e una postfazione di don Luigi Ciotti.
“Negli ultimi anni mi sono recato in diverse occasioni e più volte in diversi Paesi dell’America Latina – racconta Salvatore Inguì - e lì sono entrato in contatto con persone, militanti, di queste organizzazioni che oggi chiamiamo i “Difensori della Terra”. Sono proprio quegli indigeni in massima parte Indios del centro e del sud America che molto più che le popolazioni occidentali, avvertono il fortissimo legame “di sangue” che lega l’uomo al suo ambiente circostante e ne fa un’unica cosa. Sono proprio gli Indios che hanno a che fare con una visione della vita e della relazione con il mondo che li circonda secondo una spiritualità ancestrale che fa sì che l’essere umano non sia il padrone della Terra, ma sia un elemento di essa e che anzi la Terra, la Pachamama, ossia la Dea Madre, pertanto vada custodita, difesa e curata”.
Chiude il libro la preziosa postfazione di Luigi Ciotti: “C’è un oceano fra noi e queste storie, queste vite messe a tacere e che invece ancora parlano, grazie a chi presta loro la voce. Ha scelto di farlo Salvatore Inguì, caro amico, narratore sensibile che indaga e racconta e costruisce il cambiamento, non soltanto attraverso i suoi scritti ma anche in percorsi di impegno che ci hanno visti più volte affiancati.
C’è un oceano in mezzo, uno spicchio gigante di mondo, eppure queste vicende le sentiamo straordinariamente vicine. Il merito va certo alla bravura di Salvatore nel restituirci con vividezza i volti, le passioni e le battaglie dei protagonisti. Ma il motivo del sentimento di prossimità è anche un altro, e spero che qualsiasi lettore lo colga. Gli attivisti che incontriamo in queste pagine hanno lottato, è vero, per le loro terre, i loro popoli, i loro diritti. Ma nel farlo avevano chiaro di lottare per qualcosa di più grande: la Terra intera, intesa come casa comune di tutte le creature; l’umanità intera, intesa come insieme degli uomini di oggi e di domani; i diritti Santiago, Marielle, Berta e tutti i loro compagni - sono certo che fra di loro si sentissero così, anche senza essersi mai incontrati: compagni - sono ricordati come persone profondamente empatiche, capaci di sentire su di sé le fatiche e le speranze degli altri. Un atteggiamento prezioso, l’esatto contrario dell’individualismo ed egoismo a cui siamo purtroppo abituati, frutto di una società che esalta la competizione, l’auto-affermazione e l’arricchimento a discapito dei più deboli. Questi attivisti avevano capito che la vera ricchezza nasce dall’incontro e mai dallo scontro con l’altro, dal riconoscere nell’altro, a partire dai più vulnerabili, una parte imprescindibile di sé. Ecco allora che il loro destino di morte - morti violente in certi casi quasi annunciate - non è in contrasto con la loro impetuosa sete di vita: una vita che hanno saputo spendere senza risparmio. Sapendo che, quando la loro esistenza individuale fosse caduta vittima della repressione, avrebbe continuato a vivere nell’impegno dei tanti con cui avevano condiviso il cammino. Qui sta io credo il senso del libro e dell’impegno di testimonianza raccolto da Salvatore. Onorare la vita, senza tacere le circostanze oltraggiose della morte. Ridare fiato a chi ha donato fino all’ultimo respiro”.

Tratto da: eventbrite.com

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