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Situata in una posizione strategica rilevante in Europa, la Polonia (poco più di 38milioni di abitanti), rappresenta anche un serio problema per i narcotraffico.
Infatti, il paese non è soltanto “consumatore” di droghe (in pratica tutte ben conosciute ed utilizzate in vari modi, alcuni davvero originali come l’hashish consumato in dolcetti, le amfetamine sciolte nella Coca Cola), ma anche “produttore” (marijuana, oppiacei, precursori) e di “transito”, in quanto collocato lungo itinerari consolidati del tradizionale traffico della eroina, della cocaina, dell’hashish.
Nel paese sono attivi, da anni, “agenzie di rappresentanza” delle mafie più note, a partire da quelle italiane, a quelle turca, russa, nigeriana, per finire a quelle, forse meno conosciute, come i gruppi ucraini.
Sono tre le organizzazioni criminali polacche  più pericolose che vengono individuate con il nome delle città in cui si trovano i centri di comando; Pruszkow, Wolomin e Trojmiasto (dal nome delle tre città che si affacciano sul Baltico). Le attività di dette strutture criminali vanno dagli omicidi su commissione alle estorsioni, dalle rapine di veicoli industriali alla corruzione.
I criminali nigeriani presenti sono particolarmente attivi nel commercio di tutte le droghe mentre nella parte meridionale  del paese si rileva la presenza di piccoli gruppi di albanesi o di provenienza balcanica che trafficano con l’eroina diretta verso i paesi scandinavi.
La diffusione degli stupefacenti si fa risalire agli anni Settanta, in concomitanza con l’apparizione, di provenienza locale, di sostanze oppiacee estratte dal papavero  da oppio. Si passò da un infuso ricavato dalla paglia di papavero (“makivara”) ad un liquido che prodotto dalla bollitura sempre della paglia di papavero, veniva iniettato per endovena. Coltivazioni illecite di oppio sono state scoperte, in passato, nelle zona di Lublino, Slesia e Swietokrzyskie.
I polacchi oltre ad essere noti nel panorama del narcotraffico quali abili ed esperti corrieri, hanno acquisito altrettanta importanza nel commercio dei precursori e nella preparazione delle droghe sintetiche grazie alla elevata specializzazione di esperti in chimica. Circa il 40% delle amfetamine sequestrate nei paesi dell’Europa occidentale sono risultati di provenienza polacca (in Polonia , nel 2018, sono stati sequestrati 1.354kg di amfetamine e 218.442 pasticche di mdma, mda, come segnalato dalla relazione del 2020 dell’Osservatorio europeo sulle droghe).
Segnali preoccupanti anche dalla vicina Ucraina, oggi in guerra con la Russia che l’ha invasa circa un mese fa. Nella zona di Odessa, in particolare, venivano stimate in alcune migliaia le unità raggruppate in strutture dedite agli omicidi, alle estorsioni, alle rapine, al commercio delle droghe, provenienti dai paesi dell’Asia centrale. Tali gruppi, secondo informazioni del FBI, avevano eccellenti rapporti con il mercato americano ed in particolare con l’area di New York.
Anche nella piccola, vicina Moldova, la criminalità del narcotraffico ha cominciato da qualche ano ad interessarsi della eroina e della cocaina che dall’Asia vengono inviate in Europa e dei movimenti di precursori che muovono nella opposta direzione.
In Slovacchia, poi, oltre il 50% delle indagini sul traffico di stupefacenti ha riguardato le amfetamine e l’ecstasy. Il mercato slovacco assorbe anche gli oppiacei (gestiti per lo più da gruppi di albanesi kosovari), mentre la cocaina non ha avuto ancora un grande sbocco a causa del costo elevato.
Esiste, poi, la “pervitina” che è una droga ottenuta dall’efedrina proveniente dalla vicina Repubblica Ceca e dall’Ucraina, oppure ricavata da alcuni medicinali che hanno un alto contenuto di efedrina. La produzione di “pervitina” rappresenta, anche per la Repubblica Ceca, un serio problema, considerato il grande consumo interno e la esportazione verso altri paesi tra cui Austria, Olanda, Svizzera, Canada e Germania.
La criminalità del narcotraffico si è andata sviluppando sempre più con una presenza significativa, negli ultimi anni, di elementi vietnamiti, cinesi, coreani e algerini.

Tratto da: liberainformazione.org

Foto: it.depositphotos.com

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