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Il presidente bielorusso, Alexander Lukashenko, ha affermato che è stato sventato un tentativo di colpo di Stato ordito dagli Stati Uniti che avrebbe previsto la sua uccisione e quella della sua famiglia. Lukashenko, al potere dal 1994, ha sostenuto, in un video diffuso dai media ufficiali, di essere riuscito a vanificare la cospirazione grazie all'aiuto della Russia. Né Washington né Mosca hanno commentato le dichiarazioni del presidente bielorusso, che la scorsa estate ha affrontato un'inedita mobilitazione di contestatori dopo aver conquistato un nuovo mandato con elezioni presidenziali che l'opposizione ritiene truccate. Venerdì notte il Kgb, il servizio di sicurezza bielorusso, ha annunciato di aver smantellato "un gruppo organizzato di orientamento terrorista che pianificava l'eliminazione fisica del presidente e della sua famiglia e l'organizzazione di una ribellione armata per prendere il potere con mezzi violenti". "In seguito abbiamo scoperto il lavoro di servizi segreti evidentemente stranieri, molto probabilmente la Cia e l'Fbi", ha aggiunto Lukashenko. Minsk sostiene che a far parte del complotto, oltre ai presunti cospiratori arrestati in Bielorussia, sono anche due cittadini bielorussi fermati a Mosca dai servizi di sicurezza russi (Fsb): il politologo Alexander Feduta e l'avvocato Yuri Zenkovich, che ha inoltre la cittadinanza statunitense.

Foto © "Belarusian President Alexander Lukashenko addresses the 26th Annual Session in Minsk, 5 July 2017" by oscepa is licensed under CC BY-SA 2.0

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