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Le commemorazioni nel Paese a 45 anni dall'ultima dittatura civile militare

"Nonostante il bastone e le sedie a rotelle, siamo ancora in piedi”.
Non mi stancherò mai di ripetere che i 30mila desaparecidos non erano né stupidi né scemi, erano militanti politici.
Parole dettate dal sentimento, da Taty Almeida, nella giornata dedicata a rendere omaggio ai lavoratori detenuti-desaparecidos durante la dittatura civile militare, a 45 anni dal colpo di Stato del 24 marzo del 1976. L’incontro è stato organizzato da H.I.J.O.S. Capital e dalla Agrupación Intersidical Derechos Humanos di cui fanno parte la CGT e la CTA presso lo Espacio para la Memoria y para la Promoción y Defensa de los Derechos Humanos (ex Esma). Alla cerimonia hanno preso parte membri di diversi organismi di Diritti umani come Estela de Carlotto (Nonne di Piazza di Maggio), oltre a dirigenti sindacalisti come Héctor Daer (CGT), Victor Santa María (Suterh), e Hugo Yasky (CTA).
La giornata che ha visto la partecipazione anche del presidente Alberto Fernández, è iniziata con gli interventi di Estela de Carlotto, Sergio Palazzo (segretario generale di La Bancaria); Carmen Loréfice (Madri di Piazza di Maggio); María Laura Torrefaccia (segretaria generale aggiunta Suteba-Ctera); Lita Boitano (Familiari di Desaparecidos e Detenuti per Ragioni Politiche), e Victor Santa María (segretario generale del Sindicato Unico de Trabajadores de Edificios de Renta y Horizontal).
Il rappresentante di H.I.J.O.S. Capital, Carlos Pisoni, ha sottolineato che "il 70% dei desaparecidos erano lavoratori e lavoratrici", per poi aggiungere: "E' la prima volta che tutti insieme i membri delle corporazioni, gli organismi di diritti umani ed il President, possiamo rendere omaggio ai desaparecidos”.
Héctor Daer ha dichiarato che "il 24 marzo rispondeva a un piano avente obiettivi molto chiari che si avvaleva del terrorismo di Stato per imporre una trasformazione sociale che non tornò mai più come prima. A partire da quel momento si iniziò a perdere quella concezione dell'apertura dell'economia, di quel paradigma sempre perseguito dell’impiego fisso".
È stata la volta di Daniel Catalano che, rappresentando i lavoratori argentini, ha detto: "In Argentina la gente sa che qui ci sono stati 30.000 compagni detenuti desparecidos, che c’era un popolo che resisteva e quella memoria è rimasta intatta perché ci sono le Madri, le Nonne, i H.I.J.O.S (Figli), ci sono tutti gli organismi di diritti umani che accrescono la coscienza sociale e la resistenza”.
Da parte sua Alberto Fernández ha risaltato l'importanza di "non smettere di guardare indietro" affrontando chi chiede di smettere di ricordare il passato. D'altra parte, di fronte a queste dichiarazioni non possiamo non puntualizzare le parole rivolte da Alberto Fernandez a Nora Cortiñas quando disse l'anno scorso di fronte all'esercito che bisogna “voltare pagina”.
"Molti vogliono che sopravenga l’oblio, che smettiamo di ricordare il passato. Ma quando uno smette di guardare indietro sicuramente va a sbattere" ha sottolineato il presidente. Fernàndez ha inoltre enfatizzato l'importanza di mantenere viva la memoria. "Il 24 marzo ebbe inizio la maggiore tragedia della società argentina che non dobbiamo mai dimenticare”.


manifestazione 45 anni dopo dittatura argentina albero


Fernández ha ricordato "i lavoratori che facevano parte del movimento operaio e che hanno perso la propria vita in quella lotta. Erano lavoratori e rappresentanti sindacalisti che volevano una società più equa, migliori diritti, migliori condizioni di vita. Migliore accesso alle necessità basilari dell'essere umano".
D'altra parte, ha anche detto che "gli argentini sono stati una società migliore ogni volta che hanno esteso diritti. Sono molte le dimostrazioni che ci dicono come sono stati garantiti i diritti. Università gratuita, ferie, bonus di Natale, il diritto dei lavoratori di costituire dei sindacati. E più recentemente il diritto alla diversità, ad essere rispettato, il diritto della donna di essere trattata in condizioni pari a come viene trattato un uomo”.
Il Capo di Stato ha chiamato tutti inoltre a ricordare "ogni 24 marzo l'orrore che abbiamo vissuto. Se io sento l'amore ed il rispetto che provo per le Madri è perché ho visto in loro il coraggio che l'immensa maggioranza della società argentina non ha avuto, me compresso. Loro da sole hanno affrontato il potere per rivendicare diritti anche di alcune di loro, come Azucena Villaflor, che ha perso la vita nell’intento".
Ha segnalato anche che cinque membri del gabinetto nazionale sono figli di desaparecidos: i ministri Wado de Pedro e Juan Cabandié, il rappresentante dell'Anses, Fernanda Raverta, la rappresentante dell'Inadi, Victoria Donda, e il segretario Horacio Pietragalla. "Dimostra che la lotta dei loro padri e delle loro madri non è stata in vano”.
E ha ricordato la richiesta che fece l'ex presidente Néstor Kirchner quando Fernández era capo di Gabinetto: "Un giorno abbiamo parlato con Néstor che l'ESMA non doveva essere più un posto dell'Armata ma doveva diventare un posto di accesso pubblico per la memoria". E ha continuato dicendo: "Sono andato con il capo dall'Armata che mi portò visitare Il Casino degli ufficiali. Non uscivo dal mio stupore. Mi mostrarono un garage e mi dissero che era lì che era morto Rodolfo Walsh”.
Belle parole del presidente Alberto Fernández. A questo proposito, per dare continuità ai suoi propositi, possiamo chiedergli magari di prendere in considerazione la richiesta presentata dagli organismi di diritti umani al Potere Esecutivo lo scorso 3 dicembre, per l'apertura degli archivi relativi alla dittatura che lo stato stesso possiede e che da tempo nega alla società, probabilmente un simile gesto potrebbe avvicinare la sua amministrazione all'altezza del suo discorso.
Prima che l’oblio abbia la meglio, signore presidente, forse dovremo anche iniziare a dare l'esempio! No?

Foto di copertina: www.noticiasargentinas.com

Foto 2: www.pagina12.com

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