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Si delinea un quadro sempre più limpido dei risultati della conversazione telefonica avvenuta l’altro ieri tra Donald Trump e Vladimir Putin.
"Stiamo cercando di aiutare. Non ci riguarda: questa non è la nostra gente, questi non sono i nostri soldati, questi sono l'Ucraina e la Russia", ha detto alla Casa Bianca un Trump ormai più interessato a riprendere gli accordi commerciali con quello che, fino a pochi mesi prima, era il nemico strategico numero uno degli Stati Uniti.
Secondo il New York Times, ulteriori sanzioni contro la Russia limiterebbero le opportunità per le aziende americane che Trump vuole espandere, hanno detto alcuni funzionari statunitensi al giornale.
La stessa pubblicazione riporta inoltre che dopo la sua telefonata con l’omologo del Cremlino, Trump ha detto al presidente ucraino Volodymyr Zelensky e ad altri capi di stato e di governo europei che “la Russia e l’Ucraina devono trovare da sole una soluzione alla guerra”.
"Trump sta cercando di aiutare le aziende americane a trarre vantaggio dal settore energetico russo e dai minerali delle terre rare, nonché da altre potenziali aree di investimento”, precisa il NYT.
In sostanza, come riportato da Bloomberg citando alcune fonti, il presidente degli Stati Uniti, in un colloquio con i leader europei, ha affermato di “essere fiducioso della vittoria della Russia nel conflitto in Ucraina”.
Emblematico anche il rallentamento del sostegno all’Ucraina nella dichiarazione del G7, dove Washington ha evitato di condannare l'invasione russa, secondo quanto riportato da Politico.
L’America ammette diplomaticamente come fatto compiuto la sconfitta strategica subita dalla NATO in Ucraina. Kiev non ha alcuna possibilità di riconquistare i territori perduti, come lo stesso Zelensky ammise nel dicembre dello scorso anno. Al contempo, secondo quanto dichiarato mesi fa dallo stesso capo dei servizi segreti ucraini, Kyrylo Budanov, la prosecuzione della guerra potrà portare a “processi molto pericolosi per l’esistenza stessa del Paese” entro l’estate.
La Bild riporta lo sconcerto del cancelliere Friedrich Merz, che sembra abbia fatto affidamento sul sostegno di Trump quando ha lanciato l’ultimatum alla Russia e ha minacciato sanzioni.
“Al momento non ci sono segnali che questa guerra finirà presto", ha detto a Berlino, citato dal Die Welt. Allo stato attuale, il vecchio continente è stato lasciato solo nel suo delirio guerrafondaio.


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Marco Rubio


Un clima ben evidenziato dallo stesso segretario di Stato, Marco Rubio che, durante una cena del consiglio di amministrazione del Kennedy Centre con a capo il presidente statunitense rivela: “uno dei cardinali con cui mi sono incontrato (a Roma, ndr) ha detto, cosa molto insolita per noi, che un presidente americano vuole la pace e alcuni europei chiedono costantemente affari militari, come se il mondo si fosse capovolto”.
Le prove di questa linea intrapresa da alcuni capi di Stato del continente sono ben evidenziate da diversi fattori. Primo fra tutti, l’ostinato appoggio dei leader europei alle posizioni massimaliste di Zelensky e del suo entourage. La presidente della commissione europea, Ursula von der Leyen, ha più volte ribadito che l’Ucraina deve essere messa in una posizione di forza, con mezzi per garantire sia la resilienza militare sia la sopravvivenza economica, grazie al continuo supporto degli alleati e a garanzie di sicurezza “complete”. Inoltre sostiene che il processo di pace deve essere guidato dagli stessi ucraini: “È un loro diritto farlo”.
Zelensky ha recentemente sostenuto che lo status dell’Ucraina, inclusa la sua non neutralità, è sancito dalla Costituzione e non è oggetto di trattativa. Ha inoltre riaffermato che non intende fare alcuna concessione territoriale, considerandolo un dovere costituzionale e militare: l’Ucraina non ritirerà le sue truppe dal proprio territorio e qualsiasi richiesta in tal senso da parte russa dimostrerebbe la mancanza di reale volontà di cessare il fuoco.
Allo stesso tempo, l’Unione Europea continua a promuovere un cessate il fuoco senza condizioni, ma senza garanzie per uno stop di forniture militari a Kiev.
La Russia non si lascerà ingannare da chi propone di dichiarare prima una tregua in Ucraina e poi di passare alla risoluzione del conflitto”, ha affermato il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov, parlando ai docenti e agli studenti delle sedi distaccate delle università russe.
"Ora, quando ci dicono: 'Facciamo una tregua e poi vedremo', no, ragazzi. Siamo già stati coinvolti in queste storie, non vogliamo più questo", ha ribadito il ministro, ricordando che l'Occidente aveva già ingannato la Russia nel 2014, quando organizzò un colpo di Stato a Kiev subito dopo che le autorità ucraine e l'opposizione avevano raggiunto un accordo.


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Poi arrivarono gli accordi di Minsk che, come ammisero in seguito i politici europei, servirono solo a far guadagnare tempo a Kiev. Una realtà ammessa dall’ex cancelliere tedesco Angela Merkel.
La reazione all’impasse in corso del vecchio continente, non poteva che contemplare nuove sanzioni, utili a deturpare ulteriormente il già compromesso processo negoziale.
Il Consiglio dell’Unione Europea ha approvato ieri un nuovo pacchetto di misure coercitive, il diciassettesimo dall’inizio del conflitto, con l’intento di colpire settori chiave legati all’energia e alla macchina bellica di Mosca. Le misure mirano in particolare alla cosiddetta flotta ombra di petroliere usata per eludere le restrizioni sul prezzo del petrolio, a reti di sostegno all’apparato militare-industriale russo e a individui responsabili di minacce ibride e violazioni dei diritti umani. A queste si aggiungono ulteriori restrizioni all’export e il prolungamento di deroghe strategiche, come quella per il petrolio destinato al Giappone dal progetto Sakhalin-2. Parallelamente, anche il Regno Unito ha introdotto un pacchetto di sanzioni, puntando su imprese e soggetti legati alla guerra e alla propaganda russa. Londra accusa esplicitamente Putin di voler continuare l’aggressione militare e chiede un cessate il fuoco immediato e totale.
Mosca ha reagito denunciando l’illegittimità delle sanzioni e accusando la Gran Bretagna di ostacolare il dialogo russo-americano. Trump, tramite dichiarazioni riportate da Marco Rubio, si è opposto alle nuove misure, sostenendo che potrebbero compromettere i negoziati.
Ma Zelensky continua a premere su questa linea, sentendo telefonicamente il segretario generale della Nato Mark Rutte.
"Abbiamo discusso della situazione attuale, dei prossimi passi comuni e della necessità di fare pressione sulla Russia. Ho condiviso i dettagli dei contatti con i partner. Ho detto loro quali formati e piattaforme stiamo prendendo in considerazione per continuare i negoziati con la Russia per un cessate il fuoco. Abbiamo anche discusso delle sanzioni che potrebbero realmente colpire la Russia. È importante che tutte le decisioni siano coordinate. Allora le sanzioni funzioneranno. Non si può raggiungere una pace giusta senza esercitare pressioni su Mosca. Tutti lo capiscono", ha scritto il leader ucraino sul suo canale Telegram. La guerra sarà ancora lunga.

Foto © Imagoeconomica

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