L'autore del fallito attentato contro l'ex presidente argentina Cristina Kirchner, Fernando Sabag Montiel, ha dichiarato di aver agito da solo e che i due imputati come suoi complici nel processo che ha preso il via oggi a Buenos Aires si sarebbero autoincriminati dopo aver ricevuto denaro dalla stessa Kirchner. Riguardo il movente personale, Montel ha affermato di aver cercato di uccidere Kirchner "per ragioni etiche e sociali". "Perché è corrotta e perché ha distrutto il Paese", ha detto.
Sul banco degli imputati oltre a Fernando Sabag Montiel, c’era la sua ex fidanzata, Brenda Uliarte, considerata co-autrice; e un terzo complice, Nicolas Carrizo, considerato il capo della "banda dello zucchero filato", com'è stato battezzato dai media locali il gruppo dei tre. Se sulla dinamica dell'attentato non ci sono ormai molti dubbi - Sabag Montiel è inchiodato da filmati che lo ritraggono mentre preme il grilletto di una pistola calibro 32 carica a pochi centimetri dalla testa dell'ex presidente - non è invece chiaro ancora il movente. Il piano è fallito solo per l'imperizia e l'inesperienza di Sabag nell'uso della pistola che impugnava. L'autore ha infatti dimenticato di caricare il colpo in canna attraverso il movimento del percussore. Nelle chat tra i tre recuperate dagli inquirenti emerge un contesto di odio politico, dove l'ex presidente è vista come una figura che incarna tutti i mali del Paese e la sua eliminazione considerata come un gesto patriottico. Dalle indagini è emerso che i tre frequentavano gruppi dell'estrema destra che organizzavano spesso manifestazioni contro il governo dell'allora presidente Alberto Fernandez, e i legali di Kirchner affermano che esistono legami concreti anche con esponenti del partito di centrodestra dell'ex presidente Mauricio Macri. La giustizia Argentina ha tuttavia deciso di scorporare da questo processo le indagini sui legami politici della banda dello zucchero filato limitando il suo oggetto strettamente alla dinamica e l'esecuzione dell'attentato.
Foto © Imagoeconomica
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