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"Il confronto crescente fra gli Stati Uniti con la Cina e la Russia ci riporta verso scenari assimilabili per molti versi a quelli della guerra fredda". E' una considerazione forte quella che l'ammiraglio Giuseppe De Giorgi (in foto), ex Capo di Stato Maggiore della Marina Militare, ha rilasciato all'Adnkronos sulle prospettive e il futuro della Nato.
"Terminata la fase unipolare, caratterizzata dalla potenza soverchiante degli Stati Uniti, - ha spiegato - la Russia si muove per riprendere il controllo dell'area di influenza assegnatale dalla Conferenza di Yalta sulle spoglie dei vinti, mentre la Cina mira alla leadership economica e militare a livello globale. Ciò significa riorientare le capacità militari per essere in grado di affrontare avversari con capacità operative similari, se non in alcuni casi superiori, almeno per consistenza numerica". "Sotto il profilo organizzativo e culturale si tratta di una sfida non impossibile per la Nato - ha osservato ancora l'ammiraglio De Giorgi - L'Alleanza, peraltro molto allargata rispetto al dopoguerra, è stata creata proprio per far fronte a minacce di guerra da parte di una superpotenza nucleare come l'Unione Sovietica. Altro discorso sono le capacità militari possedute dai singoli membri. Qui la situazione è molto disomogenea. A parte le due potenze nucleari (Francia e Inghilterra) gli altri Paesi sono deboli militarmente con l'eccezione della Turchia e la Germania limitatamente alla componente aeroterrestre". "Negli anni successivi alla dissoluzione dell'Unione Sovietica, i fondi alle Forze Armate dei Paesi Occidentali sono stati drasticamente ridotti, soprattutto a scapito della capacità aeronavale - ha continuato - Proprio quella maggiormente necessaria negli scenari attuali e ancor più in quelli futuri, basti pensare ai conflitti latenti nell'Indo-Pacifico. Ciò imporrà un cambio di priorità". "In pratica vuol dire potenziare significativamente le forze aeronavali anche a scapito di quelle terrestri - ha osservato l'ex capo di Stato Maggiore della Marina Militare - L'intervento di truppe di terra in teatri relativamente permissivi, in cui il dominio dell'aria da parte degli americani o comunque degli alleati occidentali era scontato costituirà verosimilmente sempre più l'eccezione e non la norma. Il problema è che per costruire navi e mettere in linea equipaggi addestrati servono anni, oltre a robusti investimenti. Gli Stati Uniti, l'Inghilterra e la Francia lo stanno facendo con determinazione. Noi no".

Foto © Imagoeconomica

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