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caputo salvino c ansaL'avvocato è l'ex commissario di Palermo di "Noi con Salvini". Provvedimento anche per il fratello, candidato non eletto della Lega alle regionali. Indagato Pagano, coordinatore della Lega in Sicilia occidentale: chiesta alla Camera l'autorizzazione ad utilizzare le intercettazioni. Coinvolti in 20 nell'inchiesta: ci sono anche Attaguile e un assessore di Termini Imerese
di Salvo Palazzolo
Con l'accusa di voto di scambio i carabinieri del comando provinciale di Palermo hanno arrestato l'ex deputato regionale siciliano Salvino Caputo, dirigente di "Noi con Salvini". L'ex parlamentare, avvocato di Monreale, commissario straordinario per i comuni della provincia di Palermo del movimento leghista durante le elezioni della scorsa primavera, è finito agli arresti domiciliari su proposta della procura di Termini Imerese. Ai domiciliari anche il fratello, Mario Caputo, avvocato pure lui, candidato non eletto durante le ultime elezioni dell'Ars nelle liste del movimento "Noi con Salvini". Un terzo provvedimento riguarda Benito Vercio, 62enne, ritenuto un procacciatore di voti, è di Termini Imerese. Nell'inchiesta ci sono anche altri indagati a piede libero, una vera bufera per Lega in Sicilia: indagato pure il coordinatore del movimento in Sicilia occidentale Alessandro Pagano, neo eletto alla Camera, la procura di Termini Imerese chiede l'autorizzazione ad utilizzare le intercettazioni emerse nei suoi confronti.
Con lui è coinvolto anche l'altro coordinatore della Lega in Sicilia, Angelo Attaguile, che pochi giorni fa si era auto-candidato alla guida del Comune di Catania. Una bufera sulla Lega che ha spinto Matteo Salvini, nel giorno in cui prendono il via le consultazioni per il nuovo governo, a convocare i due leader siciliani.
Nel corso dell'inchiesta, la Procura diretta da Ambrogio Cartosio ha accertato "dodici episodi di compravendita di voti in cambio di promesse di posti di lavoro o altre utilità", questa l'accusa. L'indagine dei carabinieri del comando provinciale diretto da colonnello Antonio Di Stasio si riferisce alle Regionali del novembre 2017, in cui era candidato Mario Caputo detto Salvino, un chiaro riferimento al fratello più celebre.
Nel 2013, Salvino Caputo era stato costretto a lasciare l'Assemblea regionale siciliana dopo che nei suoi confronti era divenuta definitiva una condanna ad un anno e cinque mesi per tentato abuso d'ufficio. L'ex deputato regionale di An e poi Pdl cercò di fare annullare alcune multe quando era sindaco di Monreale, multe che avevano raggiunto l'allora arcivescovo Salvatore Cassisa e alcuni assessori. La nomina di Caputo nel movimento di Salvini aveva creato qualche malumore all'interno del gruppo siciliano leghista, ma il coordinatore regionale Alessandro Pagano aveva tagliato corto: "Tutto il movimento si stringerà attorno a Caputo con grande impegno, al fine di portare avanti il nostro progetto insieme a Matteo Salvini in tutto il territorio siciliano". "Pagano - dice il suo avvocato, Nino Caleca - darà il consenso all'uso delle intercettazioni. Quale coordinatore della Lega ha sempre operato in difesa dei principi di correttezza e legalità".
Dice il procuratore di Termini Imerese, nel corso della conferenza stampa: “Salvino Caputo era soggetto aduso ad atti contra legem, quali il voto di scambio, attività che esercitava in modo sistematico”. L’inchiesta condotta dalla sostituta procuratrice Anna Domenica Gallucci contesta ai fratelli Caputo non solo la compravendita di voti ma anche l’ipotesi di reato di attentato ai diritti politici dei cittadini. Il procuratore Cartosio parla di “stratagemma utilizzato per ingannare gli elettori”: nei manifesti elettorali si faceva cenno solo al cognome Capito, senza indicazione del nome. E nella lista, il riferimento a “detto Salvino”.

Inchiesta nata da un esposto anonimo
L’inchiesta è nata da un esposto anonimo arrivato in procura. Si faceva riferimento a un dipendente comunale, Agostino Rio, custode della biblioteca: durante le comunali di Termini procacciava voti per due consiglieri dell’attuale maggioranza, Loredana Bellavia e Michele Galioto, che risultano indagati. Bellavia, del movimento di Salvini, è anche assessore della giunta cittadina presieduta da Francesco Giunta. Alle Regionali, Rio era invece impegnato per Caputo, insieme ad alcuni “grandi elettori”, come li definiscono i magistrati. È lungo l’elenco degli indagati. I Caputo avrebbero promesso posti di lavoro e anche il sostegno per il superamento del test di accesso al corso di scienze infermieristiche. Gli indagati sono una ventina.

Le intercettazioni: "Non possiamo perdere settemila voti"
Pagano e Attaguile vengono indicati nel capo di imputazione come “istigatori” della compravendita. E nelle intercettazioni è finito pure l’assessore Gaetano Armao. A lui Salvino Caputo chiese un parere dopo la notizia della sua incandidabilità. Era il 29 settembre 2017. Armao, “dopo avere espresso il suo parere - scrive il gip di Termini, Stefania Gallì, nella ordinanza - gli prospettavala possibilità di candidare il fratello”. Idea che poi fu lanciata da Pagano. “Questo - annota il giudice - al fine di non perdere i voti ottenuti grazie alla campagna elettorale in atto da oltre sei mesi”. Diceva Pagano: “Tu mi devi fare una cortesia, non possiamo prendere settemila voti, seimila voti, non meno di questi e buttarli al macero. Male che va candidi a tuo figlio... Caputo, senza fotografie... detto Salvino, punto basta e così funziona”.

palermo.repubblica.it

Foto © Ansa

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