Putin: “Processo irreversibile per de-dollarizzare i nostri legami” Lula: “Serve moneta unica per sviluppare i Paesi del sud”
“Il processo di abbandono del dollaro sta diventando irreversibile per tutti i Paesi del BRICS”. Lo ha affermato il presidente russo, Vladimir Putin, durante il summit dei Paesi BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica): il vertice che unisce le principali economie mondiali emergenti, nato all’inizio degli anni Duemila. Alcuni esperti hanno definito il summit come il “vertice del Sud del mondo”; altri, invece, hanno parlato di “anti-G7”. Resta il fatto che al 15esimo vertice, che si è aperto martedì 22 agosto a Johannesburg in Sudafrica, sono stati invitati i leader di 67 paesi, oltre ai vari rappresentanti delle principali organizzazioni internazionali e dell’economia globale. Putin, collegato in videoconferenza a causa del mandato di arresto della Corte Penale Internazionale, durante un Business Forum che ha anticipato il vertice vero e proprio, ha ribadito che “il processo equilibrato e irreversibile di de-dollarizzazione dei nostri legami economici sta prendendo piede, con sforzi intrapresi per sviluppare meccanismi efficienti di accordi reciproci, nonché di controllo monetario e finanziario”. Sforzi che starebbero restituendo già i primi risultati - ha osservato Putin - attraverso scambi commerciali tra i Paesi del BRICS, che nel 2022 hanno utilizzato la moneta americana per scambi pari al 28,7% del totale. Il presidente russo - ha fatto sapere Ansa - durante l’evento, che vanta l’intenzione di costruire un “multilateralismo inclusivo”, si è anche detto pronto a tornare all'accordo per l'esportazione del grano dai porti ucraini, ma a condizione che vengano rispettate le condizioni a favore di Mosca, a partire dall'eliminazione degli ostacoli alle sue esportazioni di cereali e fertilizzanti. A fare da sponda al discorso del presidente russo, quello del presidente cinese Xi Jinping, intervenuto al vertice dei BRICS attraverso il ministro del Commercio cinese, Wang Wentao. La ricerca dello sviluppo - ha ribadito - è “un diritto inalienabile di tutti i Paesi, non un privilegio di pochi”. Sollecitando “un rapido ampliamento” del gruppo a nuovi Paesi e gli sforzi per promuovere “una governance globale più giusta e ragionevole”, Xi Jinping ha condannato la pratica “di confezionare le proprie norme e i propri regolamenti come norme internazionali”, definendola come “inaccettabile”. Rincarando la dose, il presidente cinese ha precisato che “le norme internazionali dovrebbero essere scritte e sostenute da tutti i Paesi sulla base degli scopi e dei principi della Carta delle Nazioni Unite, piuttosto che dettate da coloro che hanno i muscoli più forti e la voce più forte”.
Una moneta unica contro l’economia ‘dollarocentrica’
Nonostante i Paesi interni al BRICS potrebbero non essere completamente allineati, sia dal punto di vista politico che economico, al momento sembra esserci una buona coesione d’intenti. A dimostrarlo sono state anche le parole recentemente pubblicate via social dal presidente del Brasile, Luiz Inácio Lula da Silva, il quale, in relazione agli obiettivi in seno al vertice di Johannesburg, ha scritto: “La cooperazione tra i Paesi del sud del mondo è essenziale per affrontare le disuguaglianze, la crisi climatica e per un mondo più equilibrato ed equo”. Una comunione d’intenti che potrebbe “innervosire” l’Occidente, Stati Uniti in primis, non solo per altri Paesi che potrebbero strizzare l’occhio al BRICS come Argentina, Iran e Arabia Saudita, ma anche per l’ipotesi avanzata dal presidente brasiliano Lula di creare una nuova moneta comune per scambi commerciali che non prevedano l’onnipresenza del dollaro. Per alcuni esperti, l’avvio di una ‘moneta BRICS’ potrebbe rappresentare una realtà difficile da realizzare, forse destinata a finire in brodo di giuggiole. A dirlo è stata anche la macroeconomista Lyn Alden. Esperta in materia di investimenti, Alden ha spiegato che potrebbe essere “molto complesso” per i paesi aderenti al BRICS costruire una valuta in grado di spodestare il dollaro USA. Secondo la macroeconomista - ha reso noto Investing - il risultato più probabile è che i Paesi del BRICS riducano la loro dipendenza dal dollaro statunitense per i pagamenti transfrontalieri, utilizzando sempre più le proprie valute per gli scambi commerciali, in particolare lo yuan cinese. Ad ogni modo, vale la pena precisare che i Paesi del BRICS, con i suoi 3,5 miliardi di persone, quasi la metà della popolazione mondiale, è il summit più significativo dall’inizio del conflitto in Ucraina. Difatti, proprio sul conflitto in Ucraina, Pechino non ha cambiato idea, ma conferma la direzione già intrapresa di favorire i colloqui di pace. Mentre Lula - ha fatto sapere “Il Sole 24 Ore” - non ha escluso una banca dei paesi BRICS, “più forte del Fondo monetario internazionale” e capace di garantire prestiti per lo sviluppo.
Nuovi assetti finanziari possibili
Se il progetto di una ‘moneta BRICS’ dovesse andare in porto senza passare dal fallimento, potrebbe essere la prima volta nella storia in cui dei Paesi provano a fare fronte comune nel tentativo di annichilire il sistema messo in piedi il 15 agosto del 1971 dall’allora presidente degli Stati Uniti, Richard Nixon. In quel periodo, infatti, il dollaro, già inflazionato, continuava a perdere valore. I costi elevati del conflitto in Vietnam e l’aumento della spesa sociale, avevano costretto la Federal Reserve a emettere molta più moneta rispetto alle riserve auree. Da qui la decisione unilaterale del governo statunitense di stampare moneta senza la necessità di possedere una quantità di oro pari alle banconote immesse sul mercato. Questo, nonostante i vantaggi già ottenuti con il sistema di Bretton Woods del 1944, che ha permesso al dollaro di godere di un ruolo centrale rispetto all'economia mondiale, ancorando le valute internazionali al dollaro americano. In estrema sintesi, l'effetto voluto da Nixon quando annunciò la sospensione della convertibilità del dollaro era quello di consentire agli Stati Uniti maggiore flessibilità nell'emissione di denaro senza dover rispettare il vincolo dell'ancoraggio aureo. Tuttavia, questo stesso sistema voluto da Nixon ha avuto conseguenze importanti per l'ordine finanziario globale, aprendo le porte a nuovi scenari e nuovi assetti finanziari possibili. Una ‘moneta unica BRICS’, per quanto difficile, potrebbe essere uno di questi.
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