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Reti di spie americane nelle sfere dei paesi Alleati. Il presidente ucraino aveva suggerito di colpire obiettivi all’interno della Russia

Non si placa il nervosismo nelle cancellerie occidentali a seguito della divulgazione degli oltre 100 documenti americani top secret sulla guerra. Nelle ultime info trapelate dalla CNN, che ha esaminato altri 53 rapporti, emerge una struttura di intelligence grazie alla quale Washington spiava anche i più fedeli alleati nella loro conduzione della guerra in Ucraina. Lo stesso Zelensky risulta vittima delle intercettazioni operate dai servizi segreti statunitensi. Un documento citato dall’emittente all-news risalente a fine febbraio descrive chiaramente le ardite intenzioni del presidente ucraino contro Mosca: “Ha suggerito di colpire posizioni di schieramento russo nell’oblast di Rostov, in Russia” tramite droni”, afferma il rapporto, suggerendo un potenziale pericolo di escalation incontrollata del conflitto con potenziali attacchi nel cuore della Russia che rischierebbero di vedere applicata la dottrina nucleare del Paese. L’intelligence ucraina non nasconde l’irritazione e la frustrazione per la fuga di notizie ma fonti vicine a Zelensky, citate dalla CNN, non mostrano stupore: era prevedibile che la National Security Agency prima o poi avrebbe avallato una simile condotta, stimolata dalle preoccupazioni degli Stati Uniti su possibili forniture militari, possibilmente utilizzate per colpire Mosca in profondità, rischiando di trascinare la NATO in un impegno diretto nel conflitto. Nel merito, un documento rivela i propositi di alcuni Paesi europei nel rispondere alla richiesta di Zelensky di ricevere aerei da combattimento. “Il 23 febbraio”, afferma un rapporto, “la Bulgaria si è detta disposta a donare la sua flotta di Mig-29”. Una sfida non da poco, dato che Sofia sarebbe rimasta priva di aerei da combattimento finché sarebbe toccato agli Usa fornire sostituti per le missioni di polizia aerea. Un altro file rivela anche le conversazioni con paesi alleati come la Corea del Sud, ora impegnata in esercitazioni militari congiunte in risposta alle minacce nucleari di Kim Jong Un. Nello specifico veniva menzionata una conversazione tra funzionari coreani su armi da fornire all'Ucraina vendendole alla Polonia.
Un’indiscrezione subito smentita da Seul, che ha parlato di una considerevole quantità di informazioni falsificate. "Corea del Sud e Stati Uniti condividono la stessa opinione secondo cui una grande quantità di informazioni divulgate è stata fabbricata. Ora è una questione interna che gli Stati Uniti devono risolvere attraverso il loro dipartimento di Giustizia per scoprire come e chi ha fatto trapelare i documenti. Ci vorrà del tempo. Quindi per ora i due Paesi condividono la stessa visione", ha affermato il consigliere per la sicurezza nazionale della Corea del sud Kim Tae-hyo. Fabbricate o meno, è innegabile che gli Usa si trovano in evidente difficoltà con gli alleati ora consapevoli di essere spiati, mentre Mosca può usare alcune delle rivelazioni a proprio vantaggio. La rete di informatori è inoltre ora drammaticamente a rischio, come denunciato dal deputato democratico Jim Himes, della commissione intelligence della Camera Usa: “Non sarà difficile per i russi tagliare le vie di raccolta di informazioni riservate che avrebbero potuto salvare vite umane ogni giorno”, ha affermato Himes, concludendo come a seguito di questa fuga di notizie, i “Five Eyes” che comprendono Australia, Canada, Nuova Zelanda e Regno Unito, “potrebbero pensarci due volte a condividere le informazioni più sensibili”.

La diffidenza di Mosca
Intanto il viceministro degli Esteri russo Sergey Ryabkov non ha escluso che i documenti riservati statunitensi trapelati possano essere falsi e deliberatamente fatti per fuorviare la Russia. "Non abbiamo una posizione, forse è interessante per qualcuno guardare questi documenti ma se si trattasse di un falso, forse è una provocazione deliberata", ha detto mercoledì ai giornalisti rispondendo a una domanda della Tass sulla posizione di Mosca sulla fuga di notizie di documenti riservati del Pentagono.

Foto © Imagoeconomica

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