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La Cina respinge l'allarme lanciato sull'Asia orientale dal premier nipponico Fumio Kishida che, durante la sua recente visita europea a Roma e a Londra, ha messo in guardia dal rischio che Taiwan possa diventare l'Ucraina di domani senza una chiara opposizione da parte delle democrazie verso le autocrazie. Pechino "si oppone fermamente" alle parole di Kishida, ha detto il portavoce del ministero degli Esteri Zhao Lijian, assicurando che "Taiwan è parte inalienabile del territorio cinese" ed è "una questione che riguarda interamente gli affari interni della Cina, non paragonabile con la situazione in Ucraina". Le valutazioni del premier nipponico erano maturate proprio in risposta a una domanda su Ucraina e Taiwan, la linea rossa dei rapporti di Pechino con Washington: Kishida aveva osservato che non si possono tollerare i "tentativi unilaterali di cambiare lo status quo con la forza", senza mai citare Pechino e le sue pressioni economiche, diplomatiche e militari sull'isola ribelle, che la Cina vuole riunificare anche con l'uso della forza, se necessario. Pechino, ha concluso Zhang in merito alle molteplici dispute territoriali nei mari Cinese orientale e meridionale, "è disposta a gestire adeguatamente le divergenze con il dialogo e i negoziati", invitando il Giappone a "smettere di provocare lo scontro tra grandi potenze".

Foto © 外務省

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