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E' quanto emerge da un'inchiesta condotta dal quotidiano "The Guardian"

Una ventina di cittadini dell’Unione europea sarebbero stati respinti alla frontiera britannica e detenuti in un centro di espulsione fino alla data del proprio volo di rientro. E’ quanto emerge da un’inchiesta condotta dal quotidiano “The Guardian”, in seguito all’applicazione nei confronti di queste persone della cosiddetta “politica dell’ambiente ostile” precedentemente riservata solamente ai cittadini extra Ue. Tra gli arrestati vi sarebbero cittadini e cittadine (sembrerebbero essere per la maggior parte donne) spagnoli, cechi, italiani, tedeschi, francesi e bulgari, che si erano recate nel Regno Unito per presenziare ad un’intervista di lavoro, come peraltro previsto dagli accordi post Brexit con l’Unione europea. In un periodo di 48 ore la scorsa settimana sarebbero quasi 20, e sicuramente almeno 12 le persone respinte e detenute o accompagnate al primo volo in partenza per il proprio Paese di provenienza. Molte di queste persone sono state accompagnate presso il centro di detenzione di Yarl’s Wood, a circa due ore da Londra. Il ministero dell’Interno britannico ha riferito che le regole sono “chiare” e “possono essere chiaramente verificate online”, aggiungendo che il governo “richiede prove dei diritti di un individuo di vivere e lavorare nel Regno Unito". A ogni modo, sul sito web del ministero si può ancora oggi leggere che il governo consente a visitatori senza visto di “frequentare incontri, conferenze, seminari e interviste di lavoro”, ma anche “negoziare e firmare accordi e contratti”.

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